Appena 48 ore, è questo il tempo che ha il sindaco Edoardo Gaffeo per ritirare le sue dimissioni. E sono ore piuttosto concitate, fatti di incrontri (e scontri) tra tutte le forze di maggioranza che hanno messo sul tavolo le proprie richieste, da cui si partirà per tentare di rimettere insieme i pezzi.
A sostenere apertamente Gaffeo, per il momento c’è solo il Partito Democratico che, in un documento sottoscritto da tutti gli 11 consiglieri comunali, ha invitato il primo cittadino a restare a Palazzo Nodari, chiedendo però un cambio nel “metodo di lavoro”. Richieste simili sarebbero giunte anche dalle due liste civiche che completano la coalizione, il «Forum dei Cittadini» e «Civica per Rovigo».
Super lavoro per Variati, ex sottosegretario all’interno incaricato dal segretario nazionale del Pd Enrico Letta di affrontare la “questione Rovigo”. Un compito sempre più complesso, soprattutto dopo i veleni personali emersi a seguito del tradimento dei cinque consiglieri dem che hanno bocciato la mozione di maggioranza sullo spostamento del Tribunale, che ha portato Gaffeo alle dimissioni.
Una situazione che deve essere risolta una volta per tutte, per evitare che altri problemi esplodano in futuro, minando le basi di una maggioranza mai come adesso fragile. E intanto Gaffeo attede un “segnale forte” prima tornare sui propri passi.
Ma la questione politica potrebbe essere influenzata adesso anche dallle condizioni di salute del primo cittadino, rientrato a casa nel weekend dopo un delicato intervento chirurgico, che vista la confusione che c’è in Comune, nessuno biasimerebbe se preferisse confermare le dimissioni, per ritrovare la tranquillità necessaria a riprendersi.
Se questo scenario si realizzasse, Rovigo verrebbe commissariata per la terza volta di seguito dal 2014, quando a cadere fu l’allora sindaco di centrodestra Bruno Piva. Sorte che toccò nel 2019 anche al successore leghista Massimo Bergamin. E infine la città tornerebbe al voto in autunno.