Pare proprio che non ci sia pace per i 300 dipendenti dell’Acc di Borgo Valbelluna – azienda storica di compressori per frigoriferi – che ogni volta che riescono ad intravedere una soluzione a portata di mano, per qualche strana ragione, si ritrovano con le carte nuovamente sparigliate.
Questa volta si tratta della lettera di autorizzazione all’aiuto di Stato, che avrebbe dovuto arrivare entro Natale, da parte della Commissione Europea, per consentire ad un pool di banche, di anticipare un prestito-ponte all’azienda, che altrimenti rischia di dover chiudere gli stabilimenti, a causa della sua situazione finanziaria, pur avendo commesse per complessivi 375mila pezzi, da poter mettere in produzione già dai prossimi mesi.
Le banche infatti si erano dichiarate disposte a concedere il prestito di 12 milioni, a patto che il finanziamento ottenesse sia l’autorizzazione della Commissione Europea, all’aiuto di Stato, che la garanzia del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ieri invece del placet di conferma, da Bruxelles è arrivata una seconda richiesta di chiarimenti sull’operazione, che farà slittare la decisione finale inevitabilmente verso la tarda primavera-estate. A questo punto, considerato che le casse sono ormai vuote e che, per quel periodo l’azienda sarebbe comunque spacciata, urge elaborare rapidamente un piano “B”.
I sindacati premono per la convocazione urgente di un tavolo tecnico con il Ministero, al quale chiedono di mantenere la parola data dalla sottosegretaria Alessandra Todde, lo scorso 12 novembre, in occasione della presentazione del progetto ItalComp, che aveva affermato che la newco si sarebbe costituita indipendentemente dal placet della Commissione Europea.
Non è pensabile lasciar cadere tutto proprio adesso, che manca solo una manciata di mesi alla nascita del progetto ItalComp, per il polo italiano del compressore, che metterebbe insieme le forze di Acc e dell’ex Embraco, di Riva di Chieri, (To), in una newco che a regime arriverebbe a produrre sei milioni di pezzi, salvando tutti i 700 dipendenti delle due società, con un investimento pubblico-privato di 56 milioni di euro, che vedrebbe un’importante partecipazione di Invitalia, agenzia del Mef.