“I risultati di ACC di Mel riferiti al primo quadrimestre di quest’anno sono estremamente positivi. Con questi numeri non si può pensare di chiudere un’azienda con così tanto lavoro e una prospettiva di commesse per i prossimi anni. Commesse che vedono già coinvolti i migliori clienti del mondo per un’azienda che ha bisogno di risolvere il problema della liquidità immediata”.
Queste le parole dell’assessore veneto al Lavoro, Elena Donazzan, a commento dei dati sull’andamento di produzione, vendite e fatturato nei primi quattro mesi del 2021, forniti dal commissario Maurizio Castro sul polo produttivo di Mel (Belluno).
Riferisce l’Assessore: “Abbiamo sul tavolo numeri veramente incoraggianti e positivi. I compressori prodotti sono stati 665.962, dato equivalente a +40,7% rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso e +16,9% rispetto alla media del triennio 2018-20. Quelli venduti sono stati 695.872; ben il 53,3% in più che negli stessi mesi del 2020 e +31,8% rispetto alla media del triennio precedente. Risultati positivi si riscontrano anche in termini di ricavi che raggiungendo i 16.180.000 euro, segnano un incremento di oltre il 53% sul primo triennio dell’anno passato”.
“Voglio credere – conclude l’assessore Donazzan – che le tante e continue riunioni al Ministero dello Sviluppo Economico si traducano al più presto in una risposta certa per raggiungere il salvataggio di ACC superando il problema di liquidità contingente. Penso sia sotto gli occhi di tutti che le prospettive future si determinano da oggi”.
Ma a quanto pare gli incontri con il Mise sono state solo parole al vento, dato il clamoroso passo indietro di Giorgetti e del viceministro Todde. E così arrabbiati e delusi per le promesse smentite, circa 200 lavoratori presenti nel turno del mattino dello stabilimento dell’Acc hanno manifestato ieri, mercoledì 5 maggio, alla rotonda di Mel per dare un segnale forte alla politica perché decida una volta per tutte quale vogliono che sia il futuro dei 315 lavoratori e della fabbrica metalmeccanica.
Non sono mancate anche accuse al presidente della Regione, Zaia: “Ci dica cosa sta facendo per risolvere questa vicenda: la provincia di Belluno fa parte del Veneto. O per Zaia esiste solo il prosecco, il turismo e Padova e Treviso?”, hanno detto i sindacati che poi si sono rivolti ai parlamentari e ministri bellunesi perché intervengano.
“Noi non molliamo, questo è solo l’inizio di una serie di mobilitazioni perché non lasceremo che il 2 giugno la nostra fabbrica chiuda”, dicono in coro i lavoratori, che non hanno perso la voglia di combattere per un’azienda che ha tutte le carte in regola per continuare a lavorare.