Ad un anno dall’ “acqua granda”, con l’aggravante della seconda ondata di covid-19, Venezia lancia un disperato grido d’allarme, perché 1 attività su 3 è ormai destinata a chiudere per sempre.
La città, che si sente sola e abbandonata al proprio destino, attraverso l’hashtag “unitipervenezia”, lancia una richiesta d’aiuto alle istituzioni, affinché i contributi post-acqua alta, promessi dal governo, vengano sbloccati, perché attualmente sono stati liquidati solo i danni al di sotto dei 20mila euro, ma rimangono in sospeso tutti quelli più importanti, che sono stati raccolti in un dossier inviato al governo.
Oltretutto ad aggravare la situazione, si è aggiunta la seconda ondata pandemica, che ha fatto sparire anche i pochi turisti rimasti in circolazione e, che ha costretto molti ristoratori e commercianti a dover optare per la chiusura.
Così ieri alcuni rappresentanti delle attività di Piazza San Marco, chiuse, in questo momento, per il 90%, si sono riuniti per chiedere al governo una legislazione specifica che tuteli le città d’arte, con contributi mirati e non a pioggia.
Tutti lamentano il problema dell’incertezza del governo, del non poter fare programmi e prendere decisioni, “adesso servono ristori specifici, in base ai fatturati, serve rivedere la legge Bassanini-Bersani, per liberalizzare le licenze”, sottolineano gli imprenditori.
E, ricorrendo l’anniversario dell’acqua alta, è stata colta l’occasione per un ulteriore appello, per la salvaguardia della piazza, affinché, anche se ancora in fase sperimentale, il Mose possa essere utilizzato, anche al di sotto dei 130 centimetri stabiliti, considerato che San Marco si allaga già ad 80 centimetri.
Nel pomeriggio, un’altra manifestazione si è svolta a Marghera, con un sit-in, organizzato da una cinquantina tra ristoratori, artigiani e vari addetti al turismo, per protestare ancora una volta contro il Dpcm, che ha bloccato tutte le attività alle 18 e contro l’inadeguatezza dei ristori economici stabiliti dal governo, che non hanno tenuto nella giusta considerazione i reali mancati ricavi delle diverse attività.
I manifestanti hanno chiesto esplicitamente al governo una moratoria fiscale di almeno 12 mesi e il blocco degli sfratti per quelle attività, che costrette a chiudere, non sono più in grado di sostenere i costi di locazione. I ristoratori veneziani hanno chiesto anche il sostegno del amministrazione comunale attraverso la sospensione di tutti i tributi locali per almeno un anno.
(In copertina fotografia di STEFANO MAZZOLA, AWAKENING/GETTY IMAGES)