È morto Beppe Modenese, il grande ambasciatore della moda italiana. Con la sua innata signorilità, i suoi gesti sobri e le parole misurate, oltre ai suoi vestiti su misura e gli immancabili calzini rossi, ebbe un ruolo fondamentale nell’alleanza di successo tra il settore dell’industria e quello dello stile, contribuendo alla nascita nel 1958 della Camera Nazionale della Moda, di cui poi diventò presidente (e tuttora ricopriva il ruolo di presidente onorario).
Imprenditore, manager, esperto nella comunicazione, sotto di lui l’associazione, nata per disciplinare, coordinare e promuovere lo sviluppo della moda italiana, ha avuto un ruolo fondamentale per completare la trasformazione del settore in uno dei comparti trainanti del made in Italy. Ma la sua grande impresa è stata aver portato la moda a Milano, lanciando il capoluogo lombardo come capitale mondiale del fashion alla fine degli anni ’70.
“Non fu uno strappo indolore, fu un periodo lacerante, con molte resistenze – ricorda Paola Berti, storica giornalista di moda -. Solo una persona garbata, ma decisa, corretta, seria, suadente, mai una parola brusca, che sapeva parlare con gli stranieri, solo uno come Beppe avrebbe potuto riuscirci”.
Nel 1978 creò la prima rassegna del pret-a-porter Modit (che poi diventò Momi-Milano Collezioni) con tutte le sfilate riunite in Fiera. Milano entrava così nell’olimpo delle fashion week. “E gli stilisti non sono soggetti facile da ‘intruppare’ – dice Berti – ma lui riusciva a mitigare invidie e gelosie, senza scontentare nessuno, un vero deus ex machina”.
In quella che sarebbe diventata la capitale della moda mosse i primi passi anche Milano Collezione Donna, l’attuale Milano Fashion Week. E dopo gli eventi eccezionali che aveva creato non era strano che il comune avesse voluto premiarlo nel 1994 con l’Ambrogino D’Oro.
Aveva incontrato personaggi che gli altri potevano ammirare solo da lontano: Chanel e la Callas, Strehler, il costumista Tirelli e poi Valentina Cortese, senza dimenticare l’amicizia profonda con Hubert de Givenchy e Riccardo Muti.
Tra gli stilisti aveva un rapporto particolare con Laura Biagiotti, con la quale aveva sviluppato diversi progetti coinvolgendo anche il suo amico e compagno fedele, l’architetto Piero Pinto, morto due anni fa. Una vita riservata la loro, pur animando con feste, cene, eventi, tante serate milanesi, a casa di Beppe che, originario di Alba, viveva in uno splendido attico nel cuore di Milano.
La notizia della morte di Modenese si è diffusa sui social molto in fretta e sono decine i ricordi e le testimonianze con cui in tanti lo hanno voluto omaggiare, a dimostrazione di quanto la moda non sia solo uno sfizio, un lusso, ma anche una grande passione, che nel tempo è stata trasformata in uno dei settori di maggior successo dell’economia italiana.
“Modenese ha contribuito come nessuno alla nascita del sistema moda italiano – ha dichiarato il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa, ricordando il suo predecessore -. Oggi perdiamo una figura di riferimento ed un’icona”. “L’impareggiabile eleganza, le superiori doti umane e intellettuali, il senso profondo dell’amicizia e della condivisione – ha aggiunto Lavinia Biagiotti – sono solo alcuni dei tratti che mi mancheranno di più”.
Il suo funerale si svolgerà a Milano il 25 novembre, il giorno prima del suo 91esimo compleanno.