Si è spento a 88 anni Donald Rumsfeld, ex Capo del Pentagono – alla lettera Segretario della Difesa – durante la presidenza di Bush Jr.
Rumsfeld è stato uno degli architetti delle invasioni americane perpetrate nei primi anni 2000; in seguito all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre. La prima nel 2001, in Afghanistan, a caccia del presunto covo di bin-Laden; la seconda nel 2003, in Iraq, con le bufale su armi di distruzione di massa e sostegno al terrorismo islamico da parte di Saddam Hussein.
Due guerre che hanno lasciato un’eredità di caos e di distruzione; lontana dalle prospettive di pace e dal successo dell’ “esportazione della democrazia” in cui i neo-con, allora al potere, avevano creduto. A suon di “guerre preventive” e “bombe intelligenti”.
Rumsfeld, e con lui Bush Jr, Cheney, Wolfovitz, Powell e altri ancora, verranno ricordati come i fautori di un nuovo American dream mai realizzatosi. E che, al contrario, ha visto trasformarsi le ambizioni di creare nuove democrazie fedeli a Washington, a cavallo tra Medio Oriente e Asia Centrale, in pantani geopolitici da cui è cresciuto ancora più forte il fondamentalismo islamico: l’ISIS in Iraq, i Talebani in Afghanistan.
Rumsfeld, in particolare, sarà ricordato come colui che ha gestito la seconda fase dell’invasione dell’Iraq. Quella catastrofica. In cui spregiudicati funzionari americani hanno trascinato il Paese ancor più nel baratro; alimentando povertà, caos e rabbia. E il cui epilogo è stato la nascita del nuovo califfato, nel 2013, affiancato, per ironia della sorte, dalla crescente influenza iraniana nel Paese.
Proprio l’Iran, atavico nemico di Washington, che negli anni ’80 aveva combattuto una sanguinosissima guerra contro l’Iraq. Con un milione di morti e l’utilizzo di armi chimiche, contro i curdi, da parte del regime baathista di Saddam Hussein.
A chiudere un occhio su questi crimini, e a consigliare il despota iracheno su come vincere contro il Paese degli ayatollah, c’era un giovane inviato speciale dell’allora presidente Ronald Reagan.
Era Donald Rumsfeld. Spregiudicato e rapace, in rampa di lancio nel diventare simbolo di quell’imperialismo americano che porta, inevitabilmente sulla coscienza, caos e distruzione.
Federico Kapnist