La situazione all’interno e all’esterno del Catullo continua ad essere agitata. Nella seduta della Commissione consiliare di ieri con focus su “Aeroporto Catullo Verona – Situazione attuale e prospettive future”, tutti gli enti pubblici (Comune di Verona, Provincia di Verona, Camera di Commercio di Verona, ma non la Provincia di Trento) hanno manifestato la volontà di cedere le quote al socio privato Save, che diventerebbe così il socio di maggioranza dell’aeroporto, arrivando al 51%
E così ecco che scoppia il caso: critiche le opposizioni soprattutto nei confronti della Lega, che nonostante le accuse che più volte la stessa, in tempi e modi diversi, aveva mosso contro Save, adesso mostra uno strano silenzio assenso, per molti ingiustificabile, come per il consigliere di Sinistra in Comune, Michele Bertucco.
“La commissione convocata a distanza di mesi dalle mie richieste, non ha potuto approfondire tutti i temi e la soluzione della questione dell’aeroporto appare ancora molto lontana. Eppure i suoi termini sono semplicissimi: se i soci pubblici trovano i soldi, il piano industriale e di sviluppo annunciato da 10 anni può partire, altrimenti nella migliore delle ipotesi non partirà nulla e nella peggiore delle ipotesi il socio privato prenderà la maggioranza delle azioni è piegherà definitivamente il Catullo ai suoi bisogni che fanno capo a Venezia”, dice il consigliere.
Bertucco continua: “La terza via è che, come spiegato dalla relazione della Provincia, i soci pubblici si facciano aiutare da altri soci pubblici o facciano entrare un altro privato meno ostile. Che cosa ha intenzione di fare il Comune? La soluzione è tutta nelle mani del centrodestra che da anni governa gli enti che controllano il Catullo”.
Ma la posizione delle minoranze non è univoca, tanto che il consigliere Flavio Tosi, qualche giorno fa, aveva detto che “la situazione è paralizzata da più di un anno. Anziché prendersela con Save, che ha messo 35 milioni di euro e ha salvato dal fallimento il Catullo, bisognerebbe risolvere la situazione tra i soci pubblici riuniti in Aerogest con circa il 50% di quote. Dopo tre bilanci in rosso consecutivi la legge Madia obbligherebbe Aerogest a sciogliersi, ma alcuni soci pubblici non vogliono. Risultato? La società non può più operare, nel senso che non può conferire capitali, così è fermo pure il progetto Romeo con investimenti per 60 milioni, nonostante la gara pubblica si sia conclusa molti mesi fa”.
La situazione è tutta da districare, di certo la prolungata chiusura degli aeroporti rende gli animi tesi, ma la volontà di rilanciarlo pare essere condivisa sia dai soci pubblici che privati. Ma la politica cosa vuole fare?
L.M.