Enrico Marchi aperto il fronte delle acquisizioni con Banca Profilo e deciso a controbilanciare l’ingresso di Generali in Cattolica, è pronto a mettere mano anche alla questione degli aeroporti con l’acquisizione del controllo della società Catullo che gestisce gli aeroporti di Verona e Brescia Montichiari. Oggi Save è al 41% del capitale. Il 47% è in mano ai soci pubblici di Aerogest (Comune, Provincia e Camera Commercio di Verona più Provincia di Trento), il 2,8% è di Fondazione Cariverona.
Il patto di sindacato tra Aerogest e Save, scaduto più volte, è stato rinnovato fino a fine marzo e adesso, come per la Fiera di Verona, che ha da poco annunciato un aumento da 30 milioni, anche il Catullo ha necessità di capitali freschi per ammodernare lo scalo e ripianare le perdite del 2020, ben 13 milioni (dopo i 2 milioni di utili 2019). Servirebbero almeno 20 milioni, per sbloccare investimenti per 112 milioni, di cui 28 destinati allo scalo di Montichiari, da utilizzare entro il 2023.
Ed è qui che nasce il problema: il cda ha chiesto l’immediata ricostituzione del capitale sociale, ma i soci pubblici non hanno fondi a disposizione. “Siamo pronti a sottoscrivere l’aumento capitale e fare quello che serve per far decollare la nuova aerostazione a Verona – spiega invece Marchi, presidente di Save, che gestisce anche gli scali di Venezia e Treviso -. Il clima mi sembra migliorato, il tempo è servito a far capire che noi vogliamo sviluppare l’aeroporto di Verona non appena si tornerà a una situazione normale. C’è l’esigenza di disporre di mezzi adeguati per rifare l’aerostazione con il progetto Romeo. Noi siamo disponibili. Ricordo che nel 2014-2015, quando nessuno voleva investire e la società del Catullo era tecnicamente fallita, i 40 milioni li abbiamo messi noi”.
Paolo Arena, presidente dello scalo, avverte “ora c’è bisogno di una governance chiara, con un orizzonte temporale di 3-5 anni per poter lavorare con tranquillità sul piano di ricostruzione”. Però a Verona non tutti la vedono così e men che meno vorrebbero che Save conquistasse la maggiroanza.
Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale, Leonardo Ferrari, chiede che i soci pubblici “prendano in mano la situazione”. E Nicola Fiorini, presidente dell’Istituto Adam Smith di Verona, e Giorgio Pasetto, presidente di Area Liberal avvertono: “Aerogest è una società a fine corsa. I soci pubblici potrebbero ricapitalizzarla e darle la possibilità di sottoscrivere l’aumento di capitale del Catullo. Ma con quali risorse? A questo punto l’aumento di capitale verrebbe sottoscritto pressoché integralmente da Save. L’interesse pubblico esige che il 47% del Catullo venga venduto al miglior offerente, mediante un’asta. Meglio ancora associando altri piccoli soci per vendere la maggioranza. Sarà Save il miglior offerente? Non c’è problema. Ma è un dovere morale e giuridico valorizzare al massimo il patrimonio dell’ente“.
Fondazione Cariverona, in passato critica, esce dalla sua posizione defilata e si sbilancia a dire di essere pronta a fare la sua parte: “Ma serve un progetto industriale vero. Non abbiamo pregiudiziali su Save, l’importante è che la visione strategica dell’aeroporto rimanga ancorata alla crescita del territorio oltre che alla ricerca della redditività”. Si dicono disponibili all’aumento di capitale anche la Provincia di Bolzano e il Comune di Villafranca.