Dopo che il Consiglio di Amministrazione del 20 giugno con oltre tre ore di discussione ha scritto la parola fine alla delibera che prevedeva la delega al presidente Daniele Finocchiaro nel trattare l’accordo con il colosso lombardo A2A. Aggregazione fortissimamente e inspiegabilmente voluta a tutti i costi dal sindaco Federico Sboarina. Il Mattino di Verona in esclusiva vi documenta quanto è costato alla comunità e all’Agsm questo tentato golpe energetico. Speriamo che la magistratura si ponga il problema a chi veramente interessava l’accordo tra la multiutility veronese e A2A e il giro d’affari milionario che girava intorno ad alcuni professionisti e ad alcuni studi legali. Prima di elencare i conti è bene che i Veronesi si ricordino tre nomi dei consiglieri del Cda di Agsm: Mirco Caliari, Francesca Vanzo e Stefania Sartori. Hanno impedito una vera e propria rapina a mano armata. Nel frattempo sono stati buttati via in pieno Covid centinaia di migliaia di euro dei cittadini. Partiamo dal professor Gregorio Gitti: compenso di 150.000 euro all’anno. Advisor Roland Berger: nell’anno 2019 ha percepito 140.000 euro, nel 2020 180.000 più un bonus di 90.000. Poi un non quantificato importo per l’eventuale esecuzione del progetto, la famosa Muven, se la fusione con A2A fosse stata approvata. A questi si sommano altre centinaia di miglia di euro per gli incarichi ad Ubi Banca, a cui si sommano i compensi per il biennio di presidenza di Daniele Finocchiaro (l’unico presidente nella storia di Agsm che non riceve il pubblico ed è presente in azienda solo un giorno alla settimana), messo lì per realizzare la fusione. Se la matematica non è un’opinione il costo della fallita operazione si avvicina al milione di euro. E calcolando che il sindaco è un avvocato ed ha un attivissimo studio legale, sarebbe assai utile in onore di verginità e trasparenza, sapere se qualcuno abbia svolto qualche ruolo. Se la Procura della Repubblica di Verona ne avesse voglia avrebbe di che divertirsi facendo un grande servizio alla giustizia.
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