A otto mesi dal voto alla Camera, il disegno di legge Zan entra oggi nell’arena (infuocata) del Senato. Sarà una guerra senza esclusione di colpi, fra ostruzionismo, voti segreti e decine di emendamenti.
Non si esclude inoltre che la discussione, al via dalle 16.30 in Aula, possa addirittura saltare. È questa l’ultima carta che giocherà il fronte del ‘no’ – con Lega e Forza Italia in testa – chiedendo più tempo per una mediazione (finora impossibile), per limare il testo e blindarlo.
Fuori dal Palazzo però associazioni e collettivi legate al mondo lgbt annunciano manifestazioni per chiedere la “legge Zan senza compromessi”. In ballo c’è il rinvio della discussione in commissione Giustizia dove il provvedimento è bloccato da mesi da centinaia di audizioni. Contro l’ipotesi del rinvio si scagliano in coro Pd, Leu e M5s. “Assolutamente no”, risponde la senatrice 5S, Alessandra Maiorino che aggiunge: “Sarebbe ridicolo dopo tutta la fatica fatta per portare in aula il disegno di legge”.
Sull’eventualità di uno slittamento, forte dei suoi 17 voti, Iv scommette tutto sull’intesa “ancora possibile”. Lo dice chiaramente Matteo Renzi, evidenziando gli aspetti da ‘correggere’: “Con un accordo su gender e scuole, la legge Zan viene approvata”, sentenzia l’ex premier.
E illustra i numeri: “Al Senato se ci sono 145 a favore e 134 contrari, la differenza è uguale a 11. Vuol dire che se si va a scrutinio segreto, ne bastano 6 per mandare sotto il provvedimento e 6 ci sono come minimo nel Pd”, sfidando i Dem sulle riserve espresse dalla corrente di Base riformista, ma anche di altri 4-5 senatori del partito di Letta.
Simile alla posizione di Italia Viva è quella della Lega, che si mostra fiduciosa sulle modifiche ma pronta a combattere con “tutti gli strumenti possibili”.