La discussione va avanti anche a Bruxelles, ma restano alcuni nodi da sciogliere sul brand, il trasferimento degli asset e la cessione degli slot. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera (che cita fonti europee e ministeriali che seguono il dossier) la nuova compagnia Ita sarebbe disposta a decollare con 47 aerei per il trasporto passeggeri (di cui sei per le rotte intercontinentali), mentre 2-3 velivoli, che risultano già attivi con Alitalia dopo le modifiche agli arredamenti interni, verrebbero utilizzati per il cargo.
Per quanto riguarda i dipendenti, secondo le fonti citate dal quotidiano, se si considerano anche handling e manutenzione, non dovrebbero superare le 4.800 unità. Il che si tradurrebbe in un’operazione che richiederebbe circa 1,8 miliardi di euro di finanziamento (sui 3 miliardi stanziati). Intanto la Commissione Ue vuole valutare il pacchetto proposto dal governo nel suo insieme e si aspetta che la cessione degli slot sia proporzionale al ridimensionamento della flotta e del personale, evidenziando che i negoziati a livello tecnico proseguono anche sulla discontinuità del perimetro aziendale di Ita. Non basta quindi una nuova veste con un semplice cambio di brand, ma nuove iniziative e politiche aziendali.
E così il braccio di ferro tra Bruxelles e l’Italia continua soprattutto su due fronti: quello della cessione delle bande orarie di decollo e atterraggio e quello del trasferimento degli asset. Secondo le norme comunitarie infatti la newco può acquisire gli slot in proporzione alla propria capacità di volo e la riduzione degli slot deve quindi seguire una logica, deve cioè esserci una corrispondenza con il ridimensionamento degli asset e del personale.
Inoltre, ritardi e problemi potrebbero sorgere anche per quanto riguarda il passaggio dei rami aziendali dalla vecchia alla nuova compagnia. Affinché il perimetro di Ita sia diverso, alla nuova compagnia non potranno fare capo tutti gli asset (aviation, handling, manutenzione) della vecchia Alitalia. Le proposte del governo su questi elementi saranno fondamentali per la Commissione europea anche per promuovere la scelta di abbandonare il marchio di Alitalia.
E adesso in molti si chiedono se valga ancora la pena avere una compagnia di bandiera, dato che per lo Stato rischia di continuare ad essere un investimento a perdere.
L.M.