E’ allarme sanità in Italia, e nella manovra di bilancio sono pochi i soldi destinati a medici e ospedali: ecco come stanno le cose.
In questi giorni la manovra di bilancio è in fase di discussione, e entro la fine dell’anno si arriverà alla Legge di Bilancio 2025, che in maniera definitiva deciderà quali saranno le voci di spesa e di entrata del nostro Paese. Resa nota la bozza, i fondi per la sanità sembrano scarseggiare, e si grida già all’allarme.
Ogni anno in questo periodo dell’anno, il governo si riunisce per deliberare sulla Legge di Bilancio dell’anno che verrà, per decidere dove finiranno i fondi statale, e dove si prenderanno i soldi per mandare avanti il Paese. Si tratta di discussioni importanti, che definiscono la rotta italiana per l’anno che deve iniziare, e che mette nero su bianco gli obiettivi del governo, e come devono essere conseguiti. In questi giorni stanno iniziando ad uscire le prime indiscrezioni e le informazioni sommarie di cosa contiene la manovra di bilancio.
Stando a quanto si sa finora, le cose non si mettono affatto bene per la sanità italiana, e a poco servono le rassicurazioni di Giorgia Meloni, che a tal riguardo assicura “un aumento senza precedenti delle risorse”. Infatti, secondo i medici queste risorse sarebbero ancora troppo limitate per essere realmente d’aiuto, e non basteranno per tenere in piedi un sistema che parte già sotto pressione. Il nodo della questione sono i numeri dichiarati e quelli della realtà operativa, che secondo i medici sono di gran lunga inferiori a quelli altisonanti che figurano nella manovra di Bilancio.
Infatti, nonostante i grandi stanziamenti decantati dal Presidente del Consiglio dei Ministri, il ministro dell’Economia Giorgetti ha confermato che il prossimo anno la spesa per la sanità sarà pari al 6,3% del PIL. Si tratta di una percentuale inferiore rispetto alla media sia dell’UE che dei Paesi Ocse, dove la spesa arriva rispettivamente al 6,8% e al 6,9%. Questo mette in allarme sia i medici che gli esperti, che vedono in questi numeri un non allineamento con gli standard internazionali, e una non risoluzione dei problemi della sanità italiana, come le liste d’attesa e la scarsità del personale.
I sindacati si sono fatti sentire prontamente, e promettono “forti azioni di protesta se non ci sarà un’inversione di marcia da parte del governo”. Uno dei punti cardini delle proteste riguarda la defiscalizzazione degli stipendi dei medici, che secondo i sindacati dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2025, per dare un segnale forte a tutto il personale medico, e che invece potrebbe essere divisa in due tranche, dando segnali più pallidi e non prendendo una posizione netta.
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