I comuni sono in difficoltà, con il Covid gli utili sono stati quasi azzerati, ma le spese da affrontare restano tante e il rischio è che il sistema, già provato, non regga più. “Sono 1400 i Comuni che rischiano il default. Se saltano i bilanci, saltano anche i servizi. Tagliare le spese vuol dire spegnere luci, non raccogliere i rifiuti, chiudere asili”. Questo il preoccupante quadro dipinto dal presidente dell’Anci Antonio Decaro in riferimento ad una recente sentenza della Consulta che ha cancellato la possibilità di restituire in 30 anni anticipazioni di liquidità concesse per pagare i debiti commerciali.Possibilità che avrebbe dato a tanti comuni la possibilità di tirare una boccata d’aria. “A 1400 Comuni che stavano spalmando il debito non si può dire di restituirlo in 3 o 5 anni – continua -. Entro maggio dobbiamo approvare i bilanci. So che il ministero dell’Economia se ne sta occupando. Bisogna fare presto”.
“Evitare il dissesto dei Comuni, che non sempre è causato da spese folli ma dalla difficoltà di far fronte a giuste preteste dei cittadini, è un compito primario che lo Stato deve assolvere. Il problema è come farlo. Era stato fatto in modo sbagliato, perchè autorizzava la prosecuzione di una gestione inadeguata – non si può infatti continuare a fare debiti sulla spesa corrente – e scaricava sulle generazioni future”, spiega il presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio.
Rispondendo, durante la conferenza stampa, alla domanda sulla sentenza della Consulta che ha bocciato la possibilità per i Comuni di restituire alcune anticipazioni di liquidità in 30 anni, Coraggio ha spiegato: “È una sentenza abbastanza complessa, la seconda che pronunciamo in questo campo. E forse non è risultata del tutto evidente una cosa ovvero sembra quasi che abbiamo voluto colpire i Comuni o che non apprezziamo in modo adeguato il ruolo dei sindaci. Non è cosi. Noi siamo consapevoli che i sindaci sono in prima linea nel nostro sistema istituzionale, sono loro che hanno i contatti primi e più forti con i cittadini. Massimo rispetto della Corte per loro. Se c’è un mestiere difficile e essenziale, è quello dei sindaci”.
Resta il fatto però che sono quegli stessi sindaci che adesso si sentono messi all’angolo e chiedono che si risolva quella che viene considerata un’ingiustizia. E così è stata inviata una lettera alla Ministra Lamorgese e alla vice ministra Castelli, con la quale Anci e Upi hanno sollecitato un costante confronto presso la Conferenza Stato-Città per affrontare le problematiche degli enti locali in difficoltà finanziarie strutturali e per affrontare tempestivamente gli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 80/2021, che – in assenza di una norma attuativa – rischia di ampliare il fenomeno dei dissesti e dei “predissesti”.
Inoltre Anci e Upi hanno anche condivso delle possibile azioni per porre rimedio alla questione:
- Accollo allo Stato delle passività finanziarie residue derivanti dalle anticipazioni, con mantenimento dell’obbligo di restituzione trentennale a carico degli enti locali, in linea con il percorso di ristrutturazione del debito delineato dal legislatore eanticipandone così il primo avvio.
- Finanziamento statale della maggior esposizione degli enti locali dovuta alla sentenza.
- Una riflessione più articolata sui contenuti della sentenza potrebbe condurre ad individuare una modalità di “perfetta integrazione” del trattamento delle anticipazioni di liquidità nelle modalità di avvio della riforma contabile.