Da ieri primo gennaio 2021 è cominciato l’Anno Dantesco. L’Accademia della Crusca ha pensato di celebrare il Sommo Poeta, a settecento anni dalla morte, con un’iniziativa pensata per raggiungere il grande pubblico: per ciascuno dei 365 giorni dell’anno, pubblicherà sul suo sito una parola o un’espressione di Dante Alighieri, arricchita da un breve commento.
Si tratta di neologismi, motti, locuzioni e latinismi creati dall’autore della Divina Commedia, che solo in parte ci appartengono ancora e che meritano di essere riscoperti. Come ha voluto sottolineare Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia, è un modo per contribuire a mettere in evidenza la capacità creativa e la straordinaria attualità del Poeta, con degli affacci essenziali sul lessico e sullo stile.
“La parola di Dante fresca di giornata” diventa così un’occasione per ricordare, rileggere, ma anche approfondire la grande eredità linguistica che ci ha trasmesso.
“Trasumanar”, tratto dal Paradiso, è il neologismo scelto per il primo gennaio e vuole indicare un’esperienza che va oltre l’umano, nel senso di un avvicinamento a Dio, “anche se il termine può essere esteso ad ogni condizione che vada al di là dell’esprimibile, dove le parole non bastano più”.
“Color che son sospesi”, è un’espressione tratta dall’Inferno, per oggi, 2 gennaio 2021, nella quale molti di noi si ritrovano, in quest’anno di emergenza pandemica e, che indica appunto uno stato di incertezza e di attesa, anche se nella Divina Commedia, viene pronunciata da Virgilio, parlando di sé, perché sta nel Limbo.
Queste sono le prime parole ed espressioni dantesche pubblicate, divenute proverbiali, come per esempio, “lo bello stilo”, dall’Inferno, lo stile poetico, di cui Dante va fiero, imparato dai grandi modelli classici. O ancora, “bella persona”, sempre dall’Inferno, pronunciata da Francesca da Rimini, riferendosi al proprio corpo, oggi invece riferita a doti morali, come lealtà e generosità.
Verranno segnalati anche latinismi, che hanno arricchito la lingua volgare, come “baiulo”, per indicare “il portatore” o “rubro”, che viene usato nell’espressione “lito rubro”, inteso come Mar Rosso.
E poi ancora i tanti neologismi, creati dal Poeta, come “Immiarsi”, per indicare la penetrazione della conoscenza degli altri, in se stessi, fino ad arrivare alla perfetta comprensione e identificazione. O, ancora “incielare” o “imparadisare”, che esprimono la descrizione dell’esperienza paradisiaca e l’esperienza sovra-umana.
Saranno segnalate anche parole molto espressive e ancora dense di significato, come “tetragono”, “botolo”, “broda” o “bruti”, “non uomini, ma quasi animali, incapaci di desiderio di conoscenza e privi della nobile spinta che agisce nell’uomo”. E poi tutte le voci onomatopeiche, come “cricchi”, lo scricchiolio del ghiaccio, o “tin tin”, “ il gradevole suono delle ruote del congegno di un orologio”.
Il ricco lessico del Sommo Poeta è oggetto di un altro progetto dell’Accademia della Crusca, in corso già da tempo, il Vocabolario Dantesco, in collaborazione con l’Istituto del Cnr Opera del Vocabolario Italiano, una risorsa informatica , accessibile gratuitamente e, in continuo aggiornamento, su vocabolariodantesco.it