Arriva oggi in Veneto il primo stock con 245 dosi di anticorpi monoclonali prodotti da Regeneron e da Eli Lilly – quelli utilizzati per guarire l’ex presidente americano Donald Trump e gli unici per ora autorizzati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Per essere efficaci devono essere somministrati nella fase precoce dell’infezione e su pazienti, che per altre patologie, hanno maggior rischio che la stessa si sviluppi con risvolti gravi.
“Le 245 dosi assegnate al Veneto dal ministero della Salute, sulle quattromila acquistate per tutta Italia, saranno somministrate ad altrettanti soggetti colpiti dal Covid-19 — spiega la dottoressa Giovanna Scroccano, responsabile della Direzione Farmaceutica in Regione —. La distribuzione non avviene in base alla quota capitaria ma al numero di persone positive al coronavirus segnalate dall’Istituto superiore di Sanità. Un altro quantitativo arriverà a fine mese. Questi farmaci vanno assunti massimo entro dieci giorni dalla comparsa dei sintomi, meglio se entro i primi 5 o 6, a pazienti con fattori di rischio stabiliti da Aifa, cioè obesità, cardiopatie o diabete”.
Secondo questi criteri saranno quindi i medici di famiglia a dover individuare dei potenziali soggetti da indirizzare verso gli ospedali, (uno o due per provincia), incaricati della somministrazione degli anticorpi monoclonali, per i malati non in grado di raggiungerli sarà predisposto un servizio di accompagnamento. “L’infusione dura un’ora e altri 60 minuti il soggetto resterà in osservazione, per essere poi rimandato a casa – spiega la dottoressa -, perché questa terapia non è pensata per i ricoverati ma per gli infetti curati a domicilio”.
Sono 7 i centri di stoccaggio dei monoclonali, le cui farmacie ospedaliere sono già state allertate: ogni trattamento costa al Sistema sanitario nazionale, non al paziente, 1500 euro. Per l’uso è necessario il consenso informato del malato.
Come spiegato dall’assessore alla Sanità regionale Manuela Lanzarin: “Dal 21 febbraio 2020 sono 355.155 le persone che hanno contratto il virus. 16.821 pazienti sono stati dimessi dagli ospedali e 10.116 sono deceduti. Questo significa che ci sono 329.940 persone positive che non sono mai state ricoverate. Di queste 171.000, il 52%, erano asintomatiche, il restante 48%, cioè 158.940 persone, è stato curato a casa dai medici di base o dai medici della USCA”.