Dopo la stagione ridotta del 2020, che per la prima volta ha portato il palcoscenico dell’opera al centro dell’Anfiteatro, anche per il 2021 Fondazione Arena presenta una stagione che rilegge in maniera tecnologica gli imponenti spazi areniani, in una nuova narrazione che vuole idealmente abbracciare tutta la bellezza italiana avvalendosi della collaborazione con eccellenze museali, espositive, artistiche e culturali di tutto il Paese.
Il progetto, grazie alla fusione tra le Arti dell’intero Paese, ha assunto un valore culturale significativo tale da ottenere il patrocinio del Ministero della Cultura, per la prima volta nella storia del Festival: un riconoscimento che suggella questo percorso inedito e congiunto della Fondazione Arena di Verona con le più rappresentative istituzioni culturali della Penisola. L’iniziativa inoltre è stata fortemente sostenuta anche dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, nella persona del suo Direttore Vincenzo Tiné, che ha coinvolto diverse Istituzioni culturali della Regione Veneto al fine di valorizzare il patrimonio culturale e artistico anche del nostro territorio.
Seimila sono i posti a sedere per la realizzazione del festival; capienza che pone l’anfiteatro veronese come sempre al primo posto tra i teatri d’Europa. Quando a febbraio, in piena emergenza sanitaria, nel buio totale di previsioni sul futuro, Fondazione Arena ha deciso di confermare il Festival 2021 mantenendo invariati titoli, date e cast, è risultato evidente che la normativa in essere imponeva la necessità, da un lato di snellire le produzioni con un progetto basato sulle nuove tecnologie, dall’altro lato è emerso chiaramente che solo i lavoratori del Teatro potevano mettersi immediatamente a servizio e protezione dell’Arena per sviluppare tale progetto nei tempi e con le modalità dettate dalla particolare contingenza storica: è nata dunque l’idea di affidare tutte le nuove produzioni ad una identità collettiva costituita dalle storiche risorse areniane e guidata dal Sovrintendente e Direttore Artistico Cecilia Gasdia.
Verranno messe in scena nuove regie e allestimenti più snelli, meno invasivi soprattutto per le movimentazioni di retropalco, nella cui narrazione troveranno uno spazio significativo parte dei capolavori conservati nelle eccellenze museali italiane in un ideale gemellaggio artistico che abbracci tutto lo stivale.
Ogni titolo del calendario avrà dunque il suo riferimento e la sua matrice d’ispirazione in una o più eccellenze espositive del patrimonio italiano e della Città del Vaticano: Biblioteca Apostolica Vaticana e Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi collaboreranno per tratteggiare un contesto visuale che narri nel dittico di apertura la cultura e tradizione popolare siciliana, con particolare riferimento all’ambito religioso, che caratterizza Cavalleria rusticana; per Pagliacci, invece, si avranno suggestioni felliniane in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino e il Fellini Museum che il Comune di Rimini inaugurerà a breve.
Per Aida invece Fondazione Arena ha individuato il proprio partner narrativo ideale nel Museo Egizio di Torino, le cui straordinarie collezioni, fra le più importanti al mondo, fungerà da elemento caratterizzante nella dialettica tra le pietre romane dell’Arena e l’iconografia egizia.
In Nabucco entrerà in campo la collaborazione con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara per un excursus sulla storia dell’ebraismo italiano dalle origini agli anni ’40 del Novecento.
Turandot nasce invece dal dialogo con il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma, luogo non solo di scoperta di tesori di epoche e popoli lontani, ma anche di incontro, ricerca ed apertura a culture tradizionali e remote, una realtà che ha accolto l’invito dell’Arena di Verona, condividendone lo spirito di indagine e tensione verso la bellezza.
La Traviata, capolavoro verdiano costruito intorno ad una protagonista assoluta di inedita forza e profondità e di sconvolgente impatto sulla società dell’epoca, nasce da un percorso di studio sulla figura femminile in tutte le sue declinazioni grazie alla ricca collezione delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.
Nella serata Verdi Requiem i complessi artistici areniani celebrano i 120 anni dalla scomparsa del grande compositore con la sua massima opera di questo genere: sacra e umana, teatrale e intima al tempo stesso, offre spunti di riflessione e memoria illuminata dal monumentale patrimonio del Sito Archeologico di Paestum e del Parco Archeologico di Pompei.
Complementare a questa serata evento è la IX Sinfonia di Beethoven, creazione che ha cambiato per sempre la storia della musica: il suo perfetto “abbraccio alle moltitudini” citato nell’Ode alla gioia di Schiller messa in musica dal genio di Bonn, è idealizzato in un percorso curato dalla Fondazione Alinari per la Fotografia focalizzato sull’iconografia delle piazze, simbolico luogo d’incontro universale, come universale è la sinfonia e il suo messaggio extramusicale di gioia e speranza.
Completano il cartellone altre serate evento uniche, con l’atteso debutto di Jonas Kaufmann, oltre al ritorno della danza con Roberto Bolle and Friends e a quello di Plácido Domingo, divenuti veri e propri beniamini areniani/creatori del mito dell’Arena.
“È una grande giornata – dichiara Federico Sboarina, Sindaco di Verona e Presidente di Fondazione Arena – sono stati raggiunti obiettivi importanti, nonostante il periodo molto complicato. Quando abbiamo cominciato a lavorare a questo Festival, non solo non esisteva la possibilità di una capienza speciale, nostro primo traguardo, ma non esisteva nemmeno la possibilità di mettere in scena spettacoli. Oggi presentiamo l’altro grande traguardo raggiunto: collaborazioni di prestigio con grandi realtà culturali nazionali e non solo. Scelte coraggiose e innovative, possibili grazie a tutti i collaboratori di Fondazione Arena. Vogliamo che le persone vengano a Verona perché abbiamo da offrire loro spettacoli unici al mondo, in un teatro unico al mondo, nella più assoluta sicurezza dal punto di vista sanitario. Il 98° Festival areniano riparte e con molte novità ad alto tasso di innovazione. La più importante è la collaborazione della Fondazione, per la prima volta, con 11 istituzioni culturali di prim’ordine. Le eccellenze italiane ferme da molti mesi ripartiranno dal nostro teatro, calamita e perno della rinascita musicale e culturale di tutto il paese”.
Cecilia Gasdia, Sovrintendente e Direttore artistico della Fondazione Arena di Verona: “Le esigenze imposte dalla pandemia al modo di fare spettacolo sono state viste come un’occasione importante da cogliere. Considerando gli allestimenti areniani ‘tradizionali’, imponenti e prevalentemente architettonici, abbiamo visto che gli assembramenti sarebbero stati inevitabili. Dopo aver attentamente valutato le opzioni possibili e i tempi produttivi a disposizione, abbiamo varato una linea tutta diversa e sicuramente inattesa, dando luce alle nostre maestranze, ai nostri talenti e ingegni, alle competenze che coltiviamo da sempre, per svolgere così un lavoro creativo che fosse di tutti, esperienza che ha precedenti altrove, anche in teatro, ma inedita in Italia: darla ufficialmente alla luce nella nostra Arena è già di per sé una sfida esaltante. Ancora di più lo è coinvolgere in tale sfida le istituzioni artistiche e culturali del Paese: un’operazione veramente nuova e di immenso respiro, per trasformare questa stagione in un simbolo concreto di cui essere orgogliosi, come momento corale per la cultura italiana, in equilibrio tra il desiderio di sperimentazione, l’innovazione tecnologica e la tradizione, con il recupero della bellezza, del patrimonio comune di tutti noi, di cui essere orgogliosi”.