Qualla dell’11 ottobre sarà una vera e propria prova generale per la procedura di sollevamento del Mose, stabilita dal commissario Elisabetta Spitz e dal provveditore Cinzia Zincone, per poter usare le dighe già da ottobre nel caso in cui la marea superasse i 130 centimetri, con il concreto pericolo per la città di subire importanti danni.
C’è da ricordare però che l’opera non è ancora ultimata, dato che la fine dei lavori è prevista entro il 2021.
Questa prova sarà importante per verificare la funzionalità del sistema automatico, dato che i primi due sollevamenti di luglio e agosto erano stati eseguiti in modalità manuale o semi-manuale.
“La prossima volta il Mose verrà alzato con l’acqua alta” dice Zincone, fenomeno che di solito inizia proprio ad interessare la laguna a fine ottobre.
E mentre in tanti sperano che il Mose sia la soluzione a lungo attesa dalla città, c’è chi invece dice che non funzionerà. A sostenerlo gli ingegneri Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani e Paolo Vielmo, da sempre contrari all’opera e promotori di un sistema alternativo, che era stato a suo tempo bocciato dal governo Prodi.
“Il Mose non ha un progetto certificato sul comportamento delle paratoie e la loro stabilità in tutte le condizioni di esercizio – dicono i tre in una lettera inviata ai ministri Paola De Micheli (Infrastrutture) e Gaetano Manfredi (Università)-. Non c’è alcuna garanzia che funzioni in condizioni di mare avverso. Dunque non può essere collaudato. I testi di questi mesi sono stati fatti in condizioni di mare calmo e assenza di corrente. Non è possibile considerare conclusa l’opera se non saremo certi che funzioni in tutte le condizioni meteo”.
Resta quindi da vedere questa grande opera come si comporterà in una situazione di emergenza reale.