Una decina di volontari hanno lavorato una giornata in una antica galleria militare per estrarre i rifiuti abbandonati, anche da oltre 40 anni. Il gruppo speleologico del Cai (Club Alpino Italiano) di Feltre ha ripulito il bunker della prima guerra mondiale in zona Col del Gallo ad Arsiè da una grande quantità di immondizia, recuperando bottiglie di vetro (1,8 metri cubi), materiali ferrosi (0,8 metri cubi), plastica (2 metri cubi), indifferenziata varia (1 metro cubo) e altri materiali sfusi (100 chili).
L’iniziativa si inserisce nella manifestazione nazionale “Puliamo il buio”, che la società speleologica italiana promuove assieme a Legambiente e riguarda in questo caso le grotte e le cavità artificiali.
Il presidente del Cai Feltre, Angelo Ennio De Simoi ringrazia la “disponibilità dei volontari per rendere più bello il territorio. Onore al merito a chi fa queste cose – e sottolinea -. Oltre ad essere faticoso, perché bisogna portare in superficie materiali anche pesanti, vuol dire che c’è gente disponibile ad andare a sporcarsi le mani. Queste iniziative poi creano gruppo. Quando aggreghi le persone con un fine di pubblica utilità, ne ricavi soddisfazione. Un’altra cosa bella è che si va laddove c’è bisogno, senza essere legati a un Comune piuttosto di un altro”.
Ennio De Col, responsabile del gruppo speleologico sottolinea che: “Principalmente sono immondizie che erano lì da prima dell’avvento degli ecocentri, prima degli anni ’85-’90”, a dimostrazione di come in questi anni la consapevolezza delle persone sulla gestione dei rifiuti sia cambiata.
Però non è sempre così sottolinea De Col: «L’anno scorso eravamo sul monte Avena e avevamo trovato molti più rifiuti e ce n’erano anche di freschi. Non è tutto imputabile alle cattive usanze che c’erano fino a trent’anni fa di usare le cavità come immondezzaio perché lontano dagli occhi di tutti».
Negli ultimi anni, l’attività di pulizia delle grotte ha messo insieme numeri che devono fare riflettere: “Parliamo in media negli ultimi anni di una decina di quintali di materiale riportato alla luce. Poi c’è la difficoltà per i Comuni di smaltirlo – spiega De Col -. Le varie amministrazioni comunali hanno sempre dato il loro supporto e quello del materiale buttato nelle cavità è un problema, perché molte si trovano a monte di zone da cui si preleva l’acqua».
Un impegno importante, che dimostra quanto queste realtà di volontari, sparse capillarmente sul territorio, siano importanti.