Ancora un flash mob con centinaia di persone per far sentire il proprio grido di dolore e disperazione: la Montagna veneta fatta di albergatori, ristoratori, commercianti, baristi, maestri di sci, artigiani e di tanti lavoratori stagionali si è data appuntamento per l’ennesima volta in diverse località turistiche attraverso una protesta ordinata e rispettosa di tutte le norme anti-covid.
Quello che si chiede è di essere messi nella condizione di poter aprire, lavorare e avere delle certezze, perché non c’è più tempo, metà inverno, con la parte più importante delle vacanze di Natale, se n’è già andato. E poi, quello che lamentano tutti è che i ristori non sono stati adeguati, anzi quasi a limite del ridicolo se non ci fosse da piangere.
E così anche ad Asiago, che per ironia della sorte è imbiancata come non si ricordava da anni, ieri una cinquantina di macchine si sono date appuntamento ai piedi degli impianti sciistici del Kaberlaba, chiusi per le restrizioni imposte dal governo, con scarponi e sci appoggiati sulle automobili e cartelli sui cruscotti, identificativi delle diverse professioni dei partecipanti, ormai da mesi senza lavoro: cameriera, gattista, maestro di sci, noleggiatore…”una protesta silenziosa come è la montagna in questo momento, senza turisti”, hanno voluto sottolineare i manifestanti.
Tra le altre cose, ciò che scatena rabbia è il fatto che tutti loro, con le diverse modalità imposte dalla legge, avevano investito per adeguarsi al rispetto dei protocolli sanitari e nonostante tutto, si ritrovano con le attività chiuse.
Sono molte le cose che rimangono incomprensibili: “Centri commerciali e attività al chiuso, sono aperti e gli skilift che sono all’aperto, sono chiusi!”. Ma anche la disperazione di chi fa sapere, “ho un lavoro stagionale e non lavoro da settembre scorso, bollette e mutuo chi me li paga?