In Veneto quasi 3 imprenditori su 10 hanno più di 60 anni e quelli che ne hanno meno di 40 non arrivano al 9%. Soltanto un responsabile d’azienda o manager su quattro è laureato e questo li porta a non privilegiare l’assunzione di persone con formazione superiore. Questi sono soltanto alcuni degli spunti emersi ieri durante la relazione proposta da Silvia Oliva, ricercatrice di Fondazione Nordest, aprendo il primo incontro dell’ottava edizione del ciclo «Comprendere per cambiare» di Assindustria Venetocentro, coordinato dal Teatro Comunale di Treviso.
Dalla ricerca emerge un quadro preoccupante: manca ad esempio aderenza fra competenze e fabbisogni della manifattura veneta, a cominciare dalla scarsità di giovani laureati nella cosiddette materie «Sten», cioè scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, pari al 25% del totale. E pure gli istituti tecnici sono lontani dagli obiettivi che ci si era prefissati e anche la preparazione della popolazione su argomenti come la digitalizzazione risulta non adeguata.
Alberto Baban, presidente di Venetwork, ritiene che in questo momento storico diventa centrale la capacità di interpretare il cambiamento. Un cambiamento che “non è più evolutivo ma radicale. C’è un’accelerazione brutale fra il prima e il dopo che richiede una distruzione seguita da una costruzione“.
Una riflessione sul mondo del lavoro arriva da Daniele Marini, docente di Sociologia dei processi economici a Padova: “Se diciamo ‘operaio’ o ‘impiegato’ oggi possiamo vedere che le definizioni non descrivono più queste figure perché questi svolgono compiti quasi trasversali. È necessario imparare ad approcciare i propri dipendenti in modo sartoriale, cercando punti di comunanza fra le diverse generazioni di lavoratori. Oggi nelle aziende la spinta digitale è molto accentuata, le fasce d’età più adulte esprimono resistenze mentre le giovani generazioni sono digitalizzate ma limitatamente a smartphone o tablet, non certo per gli strumenti produttivi“.
L’urgenza di un’accelerazione della Pubblica amministrazione è il tema sollevato, infine, da Leopoldo Destro, presidente di Assindustria. Nella crescita, ha detto, c’è la necessità di coinvolgere anche “tutti i portatori di interesse. Non c’è bisogno di una transizione soltanto nel digitale ma anche nella normativa burocratica, che dovrà essere più veloce e più pragmatica”.