Lunedì è stato il giorno del ritorno parziale in classe per ragazze e ragazzi delle scuole superiori del Veneto e di almeno altre sei regioni. Una riapertura che ha il valore e il significato di una ripartenza per l’intera società, pur sapendo che non mancheranno le difficoltà.
“Nella prolungata incertezza (per famiglie e studenti), la buona notizia è che la pandemia ha riportato alla ribalta il valore della scuola e della sua comunità viva. Anche per merito degli studenti che nel mondo rovesciato in cui ci ritroviamo hanno protestato per rientrare a scuola. Dopo quasi un anno di stop and go e di volenterosa ma logorante (e diseguale, per condizioni sociali ed economiche) didattica a distanza, oggi c’è più consapevolezza, tra gli stessi ragazzi e gli adulti, del diritto fondamentale allo studio (quanto quello alla salute) e del valore educativo e relazionale della scuola, quale luogo di istruzione e apprendimento nonché di socializzazione, formazione e sviluppo della personalità”. A dirlo Francesco Nalini, Consigliere Delegato Assindustria Venetocentro per l’Education.
L’attenzione sul tema torna a farsi pressante dopo che sempre da più parti si sta “sollevando l’allarme su perdite di apprendimento, demotivazione e persino rischi di abbandono scolastico, soprattutto tra gli studenti di famiglie svantaggiate (34.000 stima l’Istat). Il destino di una comunità dipende dalla qualità della sua istruzione. Una scuola efficiente e pienamente attiva (in presenza), unita a una buona offerta formativa, è la vera priorità del nostro Paese”.
“Come imprenditori, e prima ancora come genitori e cittadini – dice Nalini -, questa situazione se possibile ci motiva ancora di più a dare il massimo per sostenere l’impegno di insegnanti, giovani e famiglie e contribuire, per la nostra parte, a delineare un piano serio e strutturato di recupero dell’apprendimento, che includa l’apporto formativo delle imprese (anche in azienda, se necessario, per ampliare gli spazi per l’insegnamento). Siamo consapevoli dei livelli di eccellenza della scuola veneta, ma anche della necessità di preservarli, il che comporta investire in un’istruzione aperta a recepire i veloci cambiamenti in atto che richiedono competenze in continuo aggiornamento. Comporta progettare con gli insegnanti una didattica che esalti scienza e tecnologia e che risvegli curiosità e coinvolgimento dei ragazzi”.
Per fare questo secondo Nalini bisogna “innovare il sistema educativo, a partire da una formazione politecnica, dove convergano saperi umanistici e conoscenze scientifiche, perché il nostro tempo ha bisogno di giovani portatori, oltre che di competenze tecniche, di creatività, lavoro di squadra, desiderio di sperimentare, senso critico e di orientamento per poter navigare in mari aperti e in contesti in evoluzione sempre più rapida”.
Nalini conclude dicendo: “Sulla stabile ripresa della didattica in presenza, inciderà anche la questione dei vaccini. Giustamente ci si occupa, mai abbastanza, di chi è anziano. Ed è saggio che la vaccinazione inizi dai più fragili. Che non sono solo gli anziani, ma i milioni di ragazzi privati, per ragioni oggettive, di ogni socialità nel tempo decisivo della vita. Vanno vaccinati insieme al personale della scuola, perché è fondamentale farli tornare e rimanere in aula. E attraverso l’investimento in educazione, investire sul loro futuro e su quello di noi tutti, in modo inclusivo e sostenibile.