Si è svolta ieri, venerdì 18 giugno, l’Assemblea Generale Privata di Assindustria Venetocentro, con la partecipazione in presenza (Opendream, area ex Pagnossin Treviso) dei soli componenti il Consiglio Generale o con altri incarichi associativi e in videoconferenza degli Associati, tenuto conto delle disposizioni tuttora vigenti sul distanziamento.
Il Bilancio 2020, approvato dall’Assemblea, rileva una sostanziale tenuta dei ricavi (-1%) e un avanzo della gestione operativa, in miglioramento rispetto al Budget di periodo. Le azioni poste in essere hanno consentito un contenimento del 4% dei costi gestionali. La Relazione sull’Attività, in un anno difficile e straordinario, ha reso ancora più visibile il ‘bisogno’ di Associazione da parte delle imprese e del territorio, conseguendo risultati importanti in termini di rappresentanza, assistenza e fidelizzazione nell’emergenza Covid-19 e nella progressiva evoluzione verso una condizione di ripartenza.
La seconda parte dei lavori è stata dedicata al tema conduttore del “Capitale umano: leva strategica della transizione”, con gli interventi di Stefano Barrese, Responsabile Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, Davide Bollati, Presidente Davines SpA, Ferruccio De Bortoli, Giornalista e Presidente casa editrice Longanesi, Francesco Profumo, Presidente Fondazione Compagnia di San Paolo e Presidente ESPC Business School di Torino, condotti da Andrea Cabrini, Direttore Class CNBC. Le conclusioni sono state di Leopoldo Destro, Presidente Assindustria Venetocentro.
La ripresa dell’economia di Padova e Treviso è iniziata, trainata da manifattura e investimenti. È prevista più rapida nel 2021 (Pil +5,6%) rispetto alla media del Paese (+4,8%). E comincia a trasferirsi anche alla domanda di lavoro, sia pure in modo eterogeneo tra settori. Sono 15.230 le assunzioni programmate dalle imprese a giugno (52.840 in Veneto), che salgono a 36.670 nell’intero trimestre giugno-agosto (120mila in Veneto), più di quelle registrate nel 2019 (elaborazione da fonte: Unioncamere-Anpal, Excelsior). Tecnologie, misure di sostegno e rilancio, però, non bastano per renderla duratura e stabile, senza i profili e le competenze di cui l’industria italiana e veneta in particolare hanno bisogno per realizzare la transizione 4.0, digitale e ambientale. Ingegneri e tecnici industriali, elettronici e informatici, laureati in matematica, fisica, in indirizzo chimico-farmaceutico, tecnici superiori Its. Difficilmente reperibili o introvabili per circa il 60% delle aziende.
In questo contesto, l’Assemblea Privata di Assindustria Venetocentro ha approvato le linee strategiche dell’impegno associativo scaturite dall’ampia consultazione della base associativa in quattro Assise Territoriali (aprile-maggio). Questi gli obiettivi assunti come priorità:
• promuovere la crescita del capitale umano del territorio, sviluppando una forte e permanente collaborazione con il mondo della scuola, pubblica e privata – dalla primaria all’università – e promuovendo altresì una partecipazione attiva delle imprese ai percorsi di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale richiesti dai processi di transizione digitale, ambientale ed energetica posti a base del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr);
• promuovere, sia a livello associativo che presso i diversi interlocutori, pubblici e privati, ogni iniziativa utile a rafforzare la creazione di un moderno contesto territoriale metropolitano, attrattivo di investimenti, di capitale umano, di cultura, di ricerca e innovazione, per concorrere anche a definire compiutamente il vertice veneto del nuovo Triangolo Industriale;
• promuovere coerenti politiche attive, in partnership pubblico-privato, per affrontare le grandi sfide che economia e società dovranno affrontare nel medio-lungo termine: crisi demografica, rigenerazione ambientale in chiave sostenibile, infrastrutturazione del territorio, modernizzazione della Pubblica Amministrazione.
“Stiamo, finalmente, vedendo la fine di una lunga traversata nel deserto – ha esordito nel suo intervento Leopoldo Destro, Presidente Assindustria Venetocentro – che ha messo a dura prova la tenuta sociale ed economica del Paese. Abbiamo temuto che lo stop prolungato potesse ridimensionare il nostro sistema produttivo e la presenza italiana nelle filiere internazionali. Oggi possiamo dire, con orgoglio, che le nostre imprese hanno retto l’urto, hanno reagito e sono di nuovo impegnate a scalare le classifiche mondiali dell’export, a investire pensando al futuro e puntando sulla risorsa più importante: il capitale umano. Se il nostro Paese si è salvato, è perché ciascuno di noi, insieme a tutti i propri collaboratori, ha fatto bene il proprio mestiere. Gestendo la crisi sanitaria, continuando a lavorare, innovando, producendo ed esportando. Così come l’ha fatto quella parte della PA – sanità, scuola, pubblica sicurezza, enti locali – che ha saputo sacrificarsi e assicurare le funzioni fondamentali dello Stato”.
“Il Pnrr non è solo ingenti risorse economiche ma è, soprattutto, la sfida e il vincolo a portare a termine le riforme di cui c’è bisogno. Abbiamo quindi l’opportunità, ma anche la responsabilità di ricostruire il Paese, dargli una chiara visione e una vera politica industriale che valorizzi, per il bene del Paese, il nostro sistema manifatturiero e dei servizi e le grandi potenzialità turistiche. Siamo pronti ad affiancare in questo sforzo le imprese e l’intero territorio!.
L’intervento è entrato quindi nel concreto dell’azione a supporto del sistema industriale, alle prese con le nuove sfide. «La prima è quella della transizione verso una sostenibilità ambientale e sociale a misura di impresa e di comunità. Siamo già leader in Europa, per risultati, su decarbonizzazione, circolarità dell’economia e certificazioni. Non lo diciamo noi, lo dice il Ministero per la Transizione ecologica. Perciò non accettiamo lezioni di ambientalismo ideologico. Chiediamo invece attenzione, in Italia e in Europa, per evitare che obiettivi troppo ambiziosi e sbilanciati rispetto al contesto mondiale, possano mettere fuori gioco intere filiere industriali. Come imprese possiamo fare ancora molto. Temi come la rigenerazione del territorio, l’invecchiamento e la bassa natalità, su cui abbiamo avviato specifiche analisi e iniziative, ci devono vedere protagonisti attivi. Nei modi e tempi giusti».
La seconda sfida, è la trasformazione digitale. !Internet delle cose è il nuovo paradigma che sta cambiando modelli di business e territori. La cultura digitale sarà la caratteristica distintiva delle imprese e dei “luoghi” capaci di competere nel nuovo mondo. Territorialità e digitalizzazione le parole chiave. Nel nostro territorio stiamo già investendo sul futuro come pochi altri, ma il divario con le aree più avanzate del mondo è ancora ampio, in particolare sulle competenze ICT, e va colmato. È la precondizione per la competitività e l’internazionalizzazione del sistema produttivo e anche per la semplificazione della PA!.
La terza sfida rilanciata nell’Assemblea privata, sottolinea Destro, è !la necessità di dare consistenza ed evidenza ad un vero spazio metropolitano, avanzato e attrattivo, che tenga in rete i territori di Padova, Treviso e Venezia-Rovigo. Un nodo urbano integrato, in grado di porsi con pari rango con Milano e Bologna, alla testa di uno dei vertici di quel nuovo triangolo industriale, che va configurandosi come una delle maggiori piattaforme economiche mondiali. Un tema complesso, che richiede visioni integrate e capacità di mobilitare pubblico e privato, in una progettualità di lungo periodo che renda il nostro territorio più attrattivo per i giovani, la finanza, gli investimenti, la cultura e la vivibilità”.
Infine, ma non ultima, la sfida che permea trasversalmente tutte le altre, quella del capitale umano. “La pandemia ha fatto emergere con grande forza il disallineamento di domanda e offerta: con il Pnrr diventano più che mai centrali le competenze, in particolare digitali e green. La sfida è costruire e valorizzare un capitale umano in grado di prendersi in carico tutte queste sfide e portarle ad esito positivo. È una priorità emersa nelle Assise e che abbiamo condiviso con il mandato dell’Assemblea. Su questo stiamo già lavorando intensamente, con progetti e investimenti rivolti agli studenti, ai giovani che entrano nel mondo del lavoro e a quanti hanno bisogno di riqualificarsi. Perché una classe dirigente privata, all’altezza del suo compito, non può limitarsi a invocare aiuti, deve anche saper mobilitare risorse per la scuola, i centri di formazione e la ricerca, per costruire valori culturali comuni che facciano crescere i livelli di conoscenza e di pensiero”.