C’è grande fermento attorno ai porti italiani, perché sta partendo la stagione delle nomine: sono infatti tredici le Autorità portuali, che andranno a rinnovare le proprie presidenze.
Tutte le candidature sono già nelle mani di Paola De Micheli, responsabile del Ministero dei Trasporti.
La procedura di nomina non prevede graduatorie, selezioni, né tantomeno la pubblicità delle liste dei curricula. Decide democraticamente tutto la Ministra.
Per quanto riguarda Venezia, che esce da anni difficili, durante i quali ha perso la linea diretta di container dalla Cina e dal Sud-Est asiatico, ulteriormente aggravati dagli effetti della pandemia, sembra che oltre alla candidatura di Pino Musolino, già Presidente e ora Commissario dell’Autorità portuale della città lagunare, sia in corsa anche il Segretario generale del Porto, Martino Conticelli, non esattamente schierato sulla linea del suo Presidente.
Per Trieste, che ha appena sottoscritto un importante accordo con il colosso tedesco Hhla di Amburgo, (che investirà pesantemente sulla nuova piattaforma logistica adriatica), accreditandosi come scalo di riferimento per Germania e Europa Orientale, si ricandida Zeno D’Agostino, manager veronese, da poco reintegrato, dopo aver vinto la sua battaglia legale, contro l’allontanamento voluto dall’Anac, per inconferibilità dell’incarico.
Al di là del toto-nomine, rimangono in primo piano i problemi di un’area, quella dell’Alto-Adriatico, imperniata sui porti di Ravenna, Venezia e Trieste, che non ha mai saputo fare sistema, focalizzandosi sull’obiettivo principale, che dovrebbe essere quello di intercettare, evitando che vadano altrove, i grandi traffici commerciali delle navi oceaniche porta-container.