Tutto è cominciato il 14 agosto del 2018 con il crollo del Ponte Morandi di Genova. Da allora sono passati quasi tre anni fra trattative, polemiche, minacce e tentativi di riconciliazione. Da quell’agosto il M5s considera la revoca della concessione ad Aspi imprescindibile e questo dà il via ad un lungo braccio di ferro tra la controllante di Aspi, Atlantia e il governo. Rispetto a quel giorno sono cambiati tre governi (allora c’era il Conte I) e gli equilibri politici, attenuando così le posizioni più rigide.
E intanto è arrivata l’offerta vincolante del consorzio guidato da Cdp insieme a Blackstone e Macquarie per acquistare l’88% di Aspi in mano ad Atlantia. La Cassa e i due fondi hanno offerto 9,3 miliardi di euro. Oggi, lunedì 31 maggio è fissata l’assemblea di Atlantia che deciderà se accettare l’offerta.
In questi anni non sono mancati veri e propri colpi di scena: c’è stato il cambio dell’amministratore delegato di Atlantia con Carlo Bertazzo che ha sostituito Giovanni Castellucci e la nomina al vertice di Aspi di Roberto Tomasi. Dopo il Cdm del 14 luglio 2020, Governo e Benetton sembrano aver raggiunto un’intesa che prevede l’uscita della famiglia di Ponzano. Il punto di approdo di quella lunga notte di trattative contempla un’uscita dilazionata nel tempo di Atlantia da Aspi, entro un anno, l’ingresso di Cdp e la quotazione della società in Borsa. In quella occasione Atlantia si dice disponibile a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cassa Depositi e prestiti e a investitori istituzionali “di suo gradimento”.
Per la realizzazione del piano di manutenzione e investimenti Atlantia e Aspi si impegnano a garantire il passaggio del controllo di Autostrade a Cassa depositi e prestiti attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp e l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali.
Ma mentre Atlantia e Cdp continuano a lavorare sul dossier Aspi, i fondi azionisti delle due società targate Benetton chiedono certezze sul loro investimento, in sostanza non vogliono vedere la propria partecipazione, diretta o indiretta, svalutarsi rispetto al prezzo di carico a bilancio.
A scompaginare le trattative tra Cdp e Atlantia arriva, lo scorso 8 aprile, la proposta di Acs, gruppo spagnolo di costruzioni del presidente del Real Madrid Florentino Perez, che offre 10 miliardi di euro. Un’offerta superiore a quella del consorzio guidato da Cdp. Ma alla fine l’offerta vincolante non arriva e sul tavolo resta quella di Cassa, Blackstone e Macquarie che sarà valutata dall’assemblea di Atlantia oggi.