Sembra una storia infinita quella tra Atlantia e Cassa Depositi e Prestiti per la vicenda Autostrade per l’Italia: settimana scorsa, dopo mesi di stop-and-go, i Benetton erano usciti allo scoperto dichiarando di voler chiudere la trattativa con Cdp, per la vendita del concessionario autostradale più importante d’Italia, con oltre 3mila chilometri gestiti e ora la cordata capitanata dalla Cassa con i fondi Blackstone e Macquarie fa slittare la sua ultima offerta, probabilmente a mercoledì prossimo.
Il board di Cdp, guidato da Fabrizio Palermo, avrebbe dovuto deliberare il via libera sabato, ma poi tutto era slittato a ieri sera e poi ancora a mercoledì 31 marzo, “per ulteriori approfondimenti da parte del consorzio su alcuni punti qualificanti dell’offerta, in particolare per gli aspetti relativi alle garanzie che Atlantia deve prestare a copertura dei rischi legali”, come riporta il Corriere della Sera.
Oggi pertanto si terrà comunque l’assemblea degli azionisti di Atlantia, che anche in assenza della proposta rimodulata di Cassa, con molta probabilità boccerà l’ipotesi di andare avanti con il progetto di scissione parziale di Autostrade per l’Italia. Ormai si è comunque alla stretta finale e, da quello che è trapelato, la valutazione di Aspi dovrebbe rimanere a 9,1 miliardi, mentre dovrebbero diminuire le cifre relative ai rischi legali, da detrarre e aumentare il valore dei ristori.
Per il suo 88%, Atlantia arriverebbe ad incassare 8 miliardi di euro: ai Benetton, suoi principali azionisti con il 30%, arriverebbero 2,4 miliardi. Ma nulla è scontato, perché l’azionariato di Atlantia non è concorde sulla valutazione dell’offerta: infatti se Cassa di Risparmio di Torino è allineata con i Benetton nel voler chiudere la partita, altri soci sono molto più recalcitranti.