Ieri, 18 ottobre, è scaduto l’ennesimo ultimatum. Oggi sono previsti i consigli di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti e di Atlantia. Quello di CDP dovrebbe deliberare un’offerta non vincolante, come capofila di un consorzio, che vedrebbe Cassa al 40% e i due fondi esteri, Blackstone, colosso del risparmio americano e Macquarie, fondo infrastrutturale australiano, al 60%, con quota paritetica al 30%.
Il nuovo veicolo finanziario andrebbe così ad acquisire l’88% di Autostrade, ora in mano di Atlantia, che quindi uscirebbe dal capitale, come richiesto a più riprese dal Governo.
Sulla cifra dell’operazione del riassetto societario le voci sono discordi: c’è chi mormora di un assegno di circa sette miliardi, al netto dei due miliardi e mezzo, di sconto per i rischi legali e chi arriva a parlare di dieci, undici miliardi, come da valutazione commissionata dai Benetton.
Ciò che preoccupa, è che, il nuovo assetto, così concepito, potrebbe paralizzare la gestione futura della principale concessionaria autostradale italiana, nel caso in cui si creassero delle frizioni tra i soci.
Dunque staremo a vedere, cosa uscirà oggi dai due consigli di amministrazione, ma molto probabilmente, le cose verranno rinviate per l’ennesima volta.