Questa volta la scadenza è stata fissata per il 18 ottobre. Una manciata di giorni decisivi per provare a trovare un’intesa, sul delicato tema del riassetto di Autostrade per l’Italia, tra Atlantia e Cassa Depositi e Prestiti. Adesso, il mercato sembra crederci veramente, ieri infatti il titolo è volato, chiudendo la seduta a più 9,16%.
CDP, che acquisirebbe l’intera partecipazione, dovrebbe convogliare attorno a sé una cordata di investitori autorevoli, tra i quali il colosso americano Blackstone e quello australiano Macquarie. Il condizionale è d’obbligo perché rimangono ancora molte incognite per un’operazione che vale circa 10 miliardi e va gestita con la dovuta cautela.
Il mondo delle fondazioni bancarie, socio al 16% di Cassa Depositi e Prestiti, auspicherebbe un maggior coinvolgimento dei fondi di investimento italiani, temendo che possa essere premiato un approccio più speculativo da parte dei colossi del risparmio stranieri, con grandi capitali e la necessità di dividendi consistenti a breve-medio termine.
Tra i nodi in sospeso, oltre al debito di Autostrade per l’Italia, rimangono quello del prezzo, Aspi viene valutata tra i 10 e gli 11 miliardi e quello della manleva, che potrebbe essere aggirato con una sforbiciata alla valutazione iniziale, che permetterebbe ai nuovi soci di comprare ad un prezzo inferiore, incorporando il rischio della richiesta di risarcimenti, eventualmente richiesti dalle parti offese dal crollo del Ponte Morandi.