È ormai in dirittura d’arrivo la vicenda Autostrade, dopo due anni di trattative tra la famiglia Benetton e il governo, in seguito al crollo del ponte Morandi di Genova.
Il tutto è finalizzato ad accompagnare l’uscita graduale della famiglia di Ponzano Veneto da Aspi e permettere l’entrata di Cassa Depositi e Prestiti, ormai considerata dai più la nuova IRI, visto il suo impegno su più fronti strategici, come Autostrade, Rete Unica e Borsa SpA. Ieri il mercato ha comunque scommesso sul CdA in corso oggi, per un buon accordo di compromesso e le azioni dei Benetton sono volate oltre il 16%.
Su tavolo c’è una soluzione che potrebbe accontentare tutti: Atlantia dovrebbe procedere con uno scorporo tra il 70% e l’88% della azioni Aspi (88% è la totalità del pacchetto in possesso ad Atlantia), Aspi sarebbe quotata in borsa attraverso una nuova società creata ad hoc, con un successivo aumento di capitale iniziale di 6 miliardi. L’operazione farebbe entrare nell’azionariato Cassa depositi e prestiti, e permetterebbe di acquisire l’eventuale rimanenza dell’azionariato Aspi posseduta da Atlantia. Edizione, la holding della famiglia Benetton che controlla il 30% di Atlantia, da questa operazione potrebbe quindi incassare quasi due miliardi dalla vendita indiretta della partecipazione di Aspi, il cui valore in questi giorni è stato valutato in 11 miliardi di euro.
Dopo il crollo del Morandi del 14 agosto 2018, ministri e governatori promettevano un castigo severo, forse anche sull’onda emotiva dell’evento, ma i Benetton si svincolano da autostrade non solo cadendo in piedi, ma pure guadagnandoci: e il salto in borsa dei Benetton lo dimostra.