Oggi, domenica 13 dicembre, ci sarà l’ultimo e decisivo vertice tra Unione Europea e Regno Unito per discutere della Brexit, oramai in dirittura d’arrivo con la fine del 2020.
Lo scenario più probabile che si delinea è quello di un no-deal. Che, nonostante il termine ingannevole, non vuol dire che non si siano raggiunti e definiti, in moltissimi campi, accordi di massima importanza tra le due parti; anzi. Tuttavia, indica come restino ancora senza soluzione alcuni aspetti primari; che, ad oggi, appaiono come ostacoli insormontabili da risolvere.
Il primo e fondamentale è quello delle merci: senza accordo, e quindi con l’uscita automatica di Londra dal mercato unico europeo, dal 1 gennaio verranno elevate tariffe doganali sulle merci tra Regno Unito e l’Unione, in base alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Di riflesso, l’altro problema di ordine pratico sarà quello dei controlli: se inizieranno ad essere applicate rigide ispezioni doganali ai confini, questo vorrà dire un aumento del traffico. Con code letteralmente impressionanti nell’area intorno a Calais, dove inizia il tunnel della Manica e transitano i camion che portano le merci all’interno del Regno Unito. I due aspetti avrebbero, va da sé, un fortissimo impatto sul costo finale delle merci.
In questi giorni sta facendo poi discutere la decisione “muscolare” di Boris Johnson di iniziare a pattugliare il canale della Manica, al fine di tutelare i pescherecci britannici e i confini marittimi del Regno. Senza il vincolo comunitario, Londra, nonostante i desiderata dell’UE, non vuole più condividere con nessuno le proprie acque; e l’annuncio di BoJo vuole essere un avvertimento in tal senso. Facendo, si può immaginare, palpitare il cuore di quei tanti sudditi della Corona storicamente più affezionati al mare che al destino dei paesi d’oltre Manica.
In cassaforte e già definite, invece, tutte le decisioni relative ai turisti e i cittadini comunitari nel Regno Unito; con Londra che, riappropriandosi dei suoi confini, porrà fine alla libera circolazione delle persone provenienti da tutti i Paesi membri dell’Unione.
Ma se le ripercussioni di un eventuale no-deal si faranno sentire maggiormente a livello economico, se non altro è stato evitato il pericolo maggiore – di ordine sociale, se non addirittura militare – che avrebbe potuto scaturire: un non accordo sull’Irlanda del Nord. Grazie ad un ammorbidimento di Londra su questo punto, non vi sarà infatti alcun ripristino della frontiera tra le “due Irlande”, scongiurando quindi il rischio di nuove tensioni in un’area flagellata da oltre trent’anni di guerra civile e religiosa.
Belfast, pur continuando ad essere parte integrante del Regno Unito, diventerà una zona con un particolare status giuridico; mantenendo la libera circolazione con Dublino come fosse ancora parte dell’Unione Europea.
Federico Kapnist