Bruno Racine è giunto da pochi mesi a Palazzo Grassi-Punta della Dogana, dopo essere stato direttore del Centre Pompidou di Parigi, della Bibliothèque Nationale de France e dell’Accademia di Francia a Roma. Si è occupato di Affari esteri con Jacques Chirac e Alain Juppé, ha una formazione letteraria, è romanziere e ha anche un passato da revisore della Corte dei Conti parigina e ora lancia un appello all’Europa affinché protegga il mondo dell’arte dalla fase di criticità che sta attraversando.
La sua esperienza veneziana è cominciata proprio durante il primo lockdown totale, dovuto alla pandemia da Coronavirus e, nonostante sia poi riuscito ad aprire le mostre programmate e la risposta del pubblico sia stata positiva e soddisfacente, adesso si ritrova con tutto nuovamente chiuso e sospeso, senza sapere quando sarà possibile ripartire.
Parlando di Venezia, come città d’arte e turistica e della sfida epocale che sta vivendo, per i contraccolpi della crisi globale, Racine dice che “che pur soffrendo, la città riesce a mantenere sempre intatta la sua unicità”.
“Questo è il momento nel quale far emergere delle alternative alla monoeconomia del turismo” suggerisce Racine, che continua spiegando come oggi ci sia un generale bisogno di reinventarsi, cercando di attrarre nuove risorse e giovani talenti. Andrebbero valorizzati le università e i centri di ricerca, con il potenziale del loro indotto. Venezia dovrebbe tornare ad essere una città attrattiva non solo per i turisti, ma per studenti, docenti e professionisti, “facilitandone l’inserimento nel tessuto produttivo.”
E poi ancora, l’importanza delle “sinergie tra istituzioni e soggetti diversi, come l’accordo tra Università IUAV e Airbnb. Perché Venezia ha tante carte da giocare ed è nell’interesse di tutti giocarle al meglio, come un’unica squadra. Che è quello che abbiamo fatto con le Gallerie dell’Accademia, la Galleria Cini e Peggy Guggenheim Collection, rilanciando il progetto Dorsoduro-Museum-Mile, una rete tra istituzioni museali, concentrata nel miglio dell’arte, tra l’Accademia e Punta della Dogana.”
Per quanto concerne l’arte in particolare, Racine sostiene, “la pandemia ha marcato problemi già esistenti, penso alle questioni economiche e sociali. Il sistema è stato duramente colpito e si è ritrovato fragile. Credo sia il momento giusto per fare una riflessione e promuovere azioni a livello europeo, attraverso l’Unione, a favore dello sviluppo e del sostegno dell’arte e della cultura di tutti i Paesi”.