Che cosa è la Superlega?
È una competizione infrasettimanale governata da 6 club inglesi, 3 italiani e 3 spagnoli: Arsenal, Atletico Madrid, Barcellona, Chelsea, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Milan, Real Madrid e Tottenham. Non ci sono le squadre di Germania e Francia (per ora Paris Saint-Germain, Bayern e Borussia Dortmund non hanno aderito), ma a questi 12 si aggiungeranno altri tre club fondatori: il meccanismo della Superlega prevede la partecipazione di 20 club, di cui 15 fondatori, mentre gli altri 5 entreranno grazie alle wild card.
Questione di soldi
Le ultime due stagioni non hanno di certo aiutato a risanare i conti fortemente in rosso di tante società di calcio e non si fa fatica ad immaginare che l’idea della Superlega serva soprattutto a ripianare i bilanci. Infatti i club fondatori riceveranno un contributo una tantum pari a 3,5 miliardi “a supporto dei piani d’investimento in infrastrutture e per bilanciare l’impatto della pandemia Covid-19”. Ogni società avrà tra 100 e 350 milioni subito, finanziati dalla banca d’affari americana JP Morgan: i premi annuali saranno tra 55 e 250 milioni per club e solo il 20% di questo tesoro dipenderà dai risultati.
Uefa, Federazioni e Leghe minacciano sanzioni: cosa succederà adesso?
Lo scontro è totale. Domenica, prima dell’ufficialità, Uefa e Leghe hanno scritto un comunicato durissimo: “Resteremo uniti per fermare questo cinico progetto, un progetto che si fonda sull’interesse personale di pochi club in un momento in cui la società ha bisogno di solidarietà”. Insomma: chi fa la Superlega è fuori dal resto. La Uefa e i 12 club sono già al lavoro con gli avvocati: lo scontro potrebbe essere deciso dall’Unione europea.
Ora c’è il rischio che la Serie A si giochi senza Inter, Milan e Juventus. I club fondatori della Superlega hanno detto che “il calendario di incontri a livello nazionale rimarrà il cuore delle competizioni”: non c’è la volontà di staccarsi dai campionati. Ma tra le sanzioni per chi ha aderito alla Superlega ci sarebbe l’estromissione proprio da queste competizioni nazionali. Inoltre, e non meno importante, per la Serie A c’è in ballo anche la questione dei diritti tv, appena venduti a Dazn per 840 milioni: il campionato varrebbe così tanto senza le super 3?
E poi un’altra sanzione possibile potrebbe essere l’sclusione dalle competizioni internazionali per i giocatori dei ‘club ribelli’ che rischiano di non poter essere convocati con le nazionali e quindi sarebbero automaticamente esclusi dagli altri tornei ufficiali, Mondiali ed Europei in primis.
Il calcio è di tutti e per tutti
Come hanno sottolineato non solo molti opinionisti ed ex giocatori, ma anche semplici tifosi ed appassionati, questo format renderebbe il calcio uno sport da ricchi. Addio al valore soprattutto sociale dello sport, alla sana competizione e ai risultati ottenuti sul campo, il calcio torna ad essere quello che è sempre stato, una questione di business per arricchire poche squadre e giocatori.
Lo ha detto chiaramente anche il neo segretario del Pd Letta: “Nel calcio e nello sport la forza sta nella diffusione, non nella concentrazione”. Dare a tutti la possibilità di giocare, di vedere una partita, di sognare che la propria squadra, anche se poco blasonata, possa risalire la classifica, questa è la vera bellezza del calcio.
L’idea di una #SuperLega per i più ricchi club europei di ⚽️? Sbagliata e decisamente intempestiva. In Europa il modello NBA??non può funzionare. Nel calcio e nello sport la forza sta nella diffusione, non nella concentrazione. E nelle belle storie tipo Atalanta, Ajax, Leicester.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) April 18, 2021
Addio sogni da bambini, quando bastava calciare un pallone per essere felici.
Lucrezia Melissari