“Un test della risoluzione russa sulla sua sovranità in Crimea: al quale Mosca ha risposto in modo particolarmente duro e poco diplomatico”. Così l’ex colonnello della Royal Navy britannica, Mark Gray, ha commentato il curioso episodio andato in scena pochi giorni fa al largo della penisola della Crimea.
I fatti. Una nave da guerra del Regno Unito, la “Defender”, aveva violato le acque territoriali di Mosca, nel Mar Nero, inoltrandosi per ben tre miglia all’interno di esse. Per tutta risposta, la flotta russa, coadiuvata da un caccia SU-24, ha aperto il fuoco davanti alla Defender; bombardando la rotta che la nave stava seguendo e facendola quindi indietreggiare.
La giustificazione da parte di Londra si è basata sul fatto che la Crimea, per il Regno Unito come per gran parte dell’Occidente, è in realtà territorio ucraino occupato in modo illegittimo dalla Russia. E che quindi le acque territoriali “russe”, sono in realtà ucraine.
L’episodio, evidentemente ben calcolato, rappresenta un ulteriore tassello delle continue, piccole schermaglie tra Occidente e Mosca per il controllo del Mar Nero. E un modo per ricordare che l’annessione della Crimea non è ancora (e chissà quando lo sarà) un boccone digerito.
L’ambasciatrice britannica a Mosca è stata immediatamente convocata per chiarimenti; minacciandole l’inserimento del suo Paese nella lista dei Paesi ostili alla Russia (nella quale figurano, per ora, solo Stati Uniti e Repubblica Ceca).
Federico Kapnist