“Il Consiglio Superiore della Magistratura è del tutto estraneo a manovre opache e destabilizzanti”, semmai è “l’obiettivo di un’opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura“.
Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo essersi confrontato con il Quirinale, il vice presidente del Csm David Ermini ha rotto il silenzio sulla nuova bufera che sta investendo la magistratura e lo stesso Csm, quando ancora non si sono spenti gli echi del “caso Palamara”. In contemporanea il Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, ha annunciato iniziative disciplinari per “violazione del segreto”. E anche la procura di Brescia ha fatto sapere che sta valutando l’apertura di un fascicolo.
La nuova bufera nasce dai verbali delle dichiarazioni rese nel 2019 da Piero Amara, avvocato siciliano arrestato nel 2018, indagato per i depistaggi dell’inchiesta Eni e per vari episodi di corruzione di giudici. Deposizioni in cui il controverso testimone riferisce, tra l’altro, di aver aiutato l’ex premier Giuseppe Conte a ottenere tra il 2012 e il 2013 una cospicua consulenza con il gruppo Acqua Marcia, ma soprattutto racconta di una presunta “loggia” denominata “Ungheria”, su cui ora indaga la procura di Perugia, di cui avrebbero fatto parte anche figure istituzionali, diversi magistrati e un consigliere del Csm in carica.
Sull’inchiesta, condotta dal procuratore capo Raffaele Cantone e da alcuni sostituti, viene mantenuto assoluto riserbo. Gli accertamenti sono in una fase iniziale con le ipotesi tutte ancora da verificare. Tra queste la possibilità, gravissima, che alcune persone delle istituzioni possano aver condizionato le nomine in magistratura, ma anche in altri settori del Paese.
Per circa sei mesi, tra fine 2019 e maggio 2020, il pm di Milano, Paolo Storari, avrebbe chiesto ai vertici dell’ufficio della Procura, anche per iscritto, di effettuare delle iscrizioni nel registro degli indagati per verificare le dichiarazioni dell’avvocato siciliano Piero Amara. Non avendo avuto risposte sulle iscrizioni, il pm milanese, come forma di autotutela, avrebbe deciso di consegnare i verbali all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.
“Non c’è stato nulla di irrituale“, dice Piercamillo Davigo, chiarendo la vicenda del pm milanese Storari che per “autotutela” si rivolse a lui come “consigliere del Csm che conosceva”, perchè in procura non gli consentivano di procedere all’iscrizione delle notizie di reato scaturite dai verbali dell’avvocato Piero Amara.
“Cosa deve fare un pm se non gli fanno fare ciò che deve, cioè iscrivere la notizia di reato e fare indagini per sapere se è fondata?”, dice Davigo spiegando perchè il pm milanese si rivolse a lui. Per l’ex consigliere non c’è stata nessuna violazione del segreto con la consegna a lui dei verbali, perchè “il segreto non è opponibile ai consiglieri del Csm”.
“Ho informato chi di dovere”, afferma Davigo a proposito della vicenda del caso del pm Storari e dei verbali delle dichiarazioni rese ai magistrati dall’avvocato Piero Amara. Non sembrano però pensarla così nè la procura di Brescia, né il Procuratore generale della Cassazione, che ha smentito Davigo.
E pure la maggioranza che sostiene il governo Draghi si è divisa, con Forza Italia che ha chiesto con decisione l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla magistratura.
(Aggiornamento 03/05/2021)
“Reclamiamo dignità sulla scelta dei relatori della commissione d’inchiesta“, dice Pierantonio Zanettin, deputato e
capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera, che ha segnalato che “quanto accaduto nello scorso
weekend, in ordine alla nomina dei relatori della proposta di legge sull’istituzione della commissione parlamentare
d’inchiesta sull’uso politico della giustizia, non può passare oggi sotto silenzio”.
La scelta dei due relatori, entrambi di sinistra – dice Zanettin intervenendo nell’emiciclo di Montecitorio -, ed entrambi già dichiaratisi, in ufficio di presidenza, contrari alla nostra proposta di legge, lo giudichiamo un sopruso peraltro del tutto gratuito ed immotivato”.
L’esponente di FI ha aggiunto: “Pare evidente che l’ostruzionismo, che ha caratterizzato la calendarizzazione della proposta di legge. Di fronte agli scandali gravissimi che si susseguono l’uno dopo l’altro, dopo il libro ‘Il Sistema’, dopo un corvo che
agisce all’interno del Csm, dopo i dossier giudiziari intrisi di curaro che vengono fatti filtrare dai giornali, Pd e Cinque stelle fanno gli struzzi, girano la testa dall’altra parte e cercano di bloccare la nostra iniziativa. Evidentemente per loro ‘tout va tre’s bien, Madame la Marquise’.
“Abbiamo sempre più l’impressione – conclude Zanettin – che sui temi della giustizia qualcuno pensi che, nonostante il nuovo
governo e una nuova maggioranza politica, tutto sia rimasto come prima ai tempi del governo giallorosso”.