Non si placa lo scontro tra le diplomazie di Stati Uniti ed Arabia Saudita. E dopo che la CIA ha declassificato il rapporto che vede il principe ereditario, Mohammed bin Salman (MBS), come mandante del barbaro omicidio, arriva la risposta da parte del ministero degli Esteri saudita.
Riyadh “respinge completamente” le accuse; definendole “false e inaccettabili”. In particolar modo per quel che riguarda le conclusioni; dalle quali emerge la colpa del potente MBS, figlio di re Salman.
Nei fatti, però, gli Stati Uniti del nuovo corso Biden proseguono per la loro strada. E hanno compiuto un passo inimmaginabile sino ad oggi, che suona come un primo accenno di sanzioni verso uno dei più storici ed importanti alleati. A nulla sono valse, infatti, le giustificazioni da parte saudita di aver fatto tutto quello che era in loro potere per assicurare alla giustizia esecutori e mandanti dell’omicidio del giornalista. Le iniziali condanne a morte, comminate a dicembre 2019 dai giudici sauditi contro 5 sospetti, erano state poi convertite in semplici pene detentive. Lasciando intravedere uno scarso interesse per il caso in oggetto che riveste invece, in America, una grandissima importanza sotto il profilo dei diritti umani.
Biden ha così deciso di imporre un blocco ai viaggi negli USA per 76 alti funzionari del Regno e le loro famiglie. Il segretario di Stato USA, Anthony Blinken, ha dichiarato come Washington voglia con questo gesto soltanto ricalibrare, e non certo interrompere, i propri rapporti con i sauditi.
Stessa dimostrazione di “affetto” verso la decennale alleanza, è stata fatta dall’Arabia, che ha definito il partenariato con Washington “longevo e solido”. Certo è che la crepa lascerà a lungo il segno tra l’attuale presidente USA, Joe Biden, ed il futuro del Regno a marchio MBS; imprimendo un cambio di rotta rispetto al solidissimo legame instauratosi con Donald Trump.
Federico Kapnist