Banca Finint di Enrico Marchi starebbe lavorando alla costituzione di una cordata che possa rilevare una quota di circa il 10% di Cattolica, acquisendo, se non tutte, una grossa fetta delle azioni proprie (12,3% del capitale) di cui la compagnia si è fatta carico a seguito dell’esercizio del recesso dopo la trasformazione in Spa.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, Marchi, che starebbe cercando di coinvolgere alcuni investitori radicati nel Nordest e investitori internazionali, avrebbe già avviato contatti con gli organismi di vigilanza a cui spetta, tra l’altro, il compito di autorizzare l’acquisto di partecipazioni qualificate nelle assicurazioni.
Parlando in occasione della presentazione dei risultati di Finint, Marchi aveva detto che “sarebbe molto importante e opportuno che, accanto a un socio autorevole come Generali, ci fossero anche espressioni del territorio come Fondazioni, family offices, investitori istituzionali per rivitalizzare una compagnia assicurativa che è un asset fondamentale soprattutto a Nordest”.
Le manovre su Cattolica, secondo quanto riportato da diverse fonti, sono effetti del cambio di passo che Marchi ha impresso alla sua banca, rafforzata nel 2020 con l’ingresso di manager di lunga esperienza come Fabio Innocenzi (ad) e Giovanni Perissinotto (vicepresidente) e diretta verso la Borsa.
L’Ivass ha imposto a Cattolica di vendere le azioni proprie entro la fine dell’anno. Se Marchi dovesse riuscire nel suo obiettivo, la cordata del Nordest puntellerebbe l’azionariato di Cattolica in modo da bilanciare il peso acquisito da Generali. Inoltre ricordiamo che proprio il presunto cambio di controllo scaturito dall’ingresso del Leone di Trieste, primo socio con il 24,4% del capitale, è stato invocato da Banco Bpm per chiedere di acquistare le quote non in suo possesso nella joint venture con Cattolica nella bancassicurazione.