Gli accertamenti ispettivi dell’Ivass su Cattolica Assicurazioni “hanno evidenziato rilevanti irregolarità gestionali che trovano origine nelle serie disfunzioni della complessiva governance aziendale, con un Consiglio che ha mancato di esercitare le proprie prerogative di indirizzo, gestione e controllo. In ambito partecipativo e immobiliare, il processo decisionale ha privilegiato esigenze relazionali e di visibilità sul territorio, ponendo in secondo piano la convenienza economica e i rischi legati alle singole operazioni oggetto di delibera”. È quanto ha dichiarato Stefano De Polis, segretario generale dell’Ivass, in audizione
di fronte alla commissione d’inchiesta sul sistema bancario, parlando degli esiti dell’ispezione dell’authority sulla compagnia.
Per quanto riguarda gli investimenti in partecipazioni e immobiliari, ha sottolineato il dirigente, “il processo decisionale ha privilegiato esigenze relazionali e di visibilità sul territorio, ponendo in secondo piano la convenienza economica e i rischi legati alle singole operazioni oggetto di delibera”.
“Inadeguato – ha sottolineato De Polis – è risultato il ruolo svolto dal presidente del consiglio di amministrazione“, Paolo Bedoni. Come noto, alla luce delle risultanze dell’ispezione, l’Ivass ha chiesto “la definizione di un incisivo piano di rimedio delle carenze emerse e un pressochè totale rinnovo del consiglio di amministrazione in occasione della trasformazione in società per azioni”.
Nei primi mesi del 2020 “la grave turbativa dei mercati finanziari seguita al diffondersi della pandemia ha indebolito la situazione aziendale. Ne è conseguito un pericoloso deterioramento della situazione di solvibilità del gruppo e la violazione dei requisiti prudenziali da parte di alcune società controllate, a cui Cattolica ha dovuto far fronte con significativi interventi di ripatrimonializzazione”.
Per sostenere il rilevante impegno finanziario e rafforzare la solvibilità, l’Ivass “ha chiesto a Cattolica di realizzare in tempi brevi l’aumento di capitale di 500 milioni già deliberato dall’organo amministrativo. L’operazione è stata definita e approvata tra maggio e giugno 2020, nell’ambito di un accordo di partnership con il gruppo Generali che presupponeva l’impegno della compagnia triestina a sottoscrivere un aumento di capitale riservato pari a 300 dei 500 milioni totali e l’avvio di un’operazione di modifica della forma giuridica della cooperativa”. “Con la sottoscrizione – ha aggiunto De Polis – della prima tranche dell’aumento di capitale, il 23 ottobre, e la ripresa dei mercati mobiliari, il coefficiente di solvibilità del gruppo è tornato su livelli di piena affidabilità“.