“Abbiamo ripreso il controllo delle leggi e del nostro destino.”
Con queste parole il Primo Ministro britannico, Boris Johnson, ha annunciato con gioia la firma del tanto atteso accordo commerciale tra Regno Unito e Unione Europea. Dal numero 10 di Downing Street, alla vigilia di Natale, Johnson ha elogiato il lavoro delle “brillanti” squadre negoziali che sono riuscite, dopo una grande accelerazione negli ultimi 10 giorni, ad assicurare un accordo tra l’UE e il Regno Unito dal valore di 660 miliardi di sterline all’anno.
Giubilo anche da parte europea, con il presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, che ha affermato “abbiamo finalmente trovato un accordo buono e vantaggioso per entrambe le parti”. L’accordo, ha evidenziato poi Johnson, proteggerà i posti di lavoro nel Regno Unito consentendo, allo stesso tempo, la vendita di beni e servizi britannici nell’UE, senza tariffe né quote. Rispettando, in questo modo, quanto richiesto dai cittadini di Sua Maestà in occasione del referendum del 2016. Il Primo Ministro si è rallegrato anche di aver ripreso il pieno controllo delle acque britanniche a partire dal 2021. “Per la prima volta dal 1973, saremo uno stato costiero indipendente”, ha affermato.
Scongiurato il rischio no-deal, sostenuto dai due fronti più oltranzisti e che avrebbe potuto causare il caos nel Regno Unito. Soprattutto dopo che il governo, negli ultimi giorni, aveva dovuto persino esortare i britannici a mantenere la calma ed evitare acquisti scatenati dal panico. Il clamore causato dall’ultima variante scoperta del Covid19, e le nuove misure adottate per contenerlo, avevano infatti peggiorato una situazione già critica sul fronte del commercio verso l’Inghilterra, con file interminabili di camion fermi in Francia.
Con l’accordo sulla Brexit si chiude un’era e se ne apre immediatamente un’altra. Che vedrà Londra e Bruxelles definitivamente separate, seppur con ancora molti punti di contatto.
Divise ma vicine, come la geografia, del resto, aveva sempre suggerito.
Federico Kapnist