Luciano Chiereghin, noto in tutto il Polesine come “cacciatore di tesori”, è riuscito a riportare alla luce a Pila, una frazione di Porto Tolle, i resti delle antenne della linea radio-telegrafica ideata da Guglielmo Marconi, durante la Grande Guerra. Si tratta dei basamenti che sorreggevano le vecchie antenne usate dai militari italiani per trasmettere i segnali in onde medie, in maniera tale da non poter essere intercettati dal nemico.
Durante la Prima Guerra Mondiale, infatti, Guglielmo Marconi venne richiamato in Italia per riordinare tutto il sistema Radio-telegrafico delle Forze Armate. “Nel 1915, quando l’Italia entrò in guerra, Marconi si trovava negli Stati Uniti per sperimentare in tutta segretezza un nuovo sistema di comunicazione radio. Rientrato in Patria, venne arruolato come ufficiale del Genio Militare proprio con il compito di riordinare il sistema radio terra-mare-aria. Il Genio Militare che aveva anche il compito di coordinare la costruzione di tutte infrastrutture, si era insediato anche ad Adria e a Loreo.
Dai documenti e dalle foto dell’epoca, si nota che già nel 1916 una stazione radiotelegrafica era stata piantata dalla ditta Marconi di Genova, una branca della Marconi Wireless britannica: ed era proprio nelle vicinanze del faro di Punta Maestra a Pila”, ha spiegato Chiereghin, che per questa sua ricerca ha ottenuto anche l’avvallo della Soprintendenza.
Per l’aviazione italiana fu la svolta, perché oltre a trasmettere informazioni e ordini durante le azioni di guerra, il sistema permetteva di irradiare segnali, che captati da aerei, navi e dirigibili davano la possibilità di orientarsi anche al buio.
La grande antenna della stazione di Pila si reggeva su dei pali di legno alti circa venti metri e fissati su grandi basamenti di calcestruzzo, ma a distanza di oltre un secolo sembrava che tutto fosse perduto, anche perché all’epoca, come mostrano alcune foto, il paesaggio era pressoché disabitato, mentre oggi, nella stessa area in cui sorgeva la stazione radiotelegrafica, insistono case e negozi.
Ma Chiereghin non s’era dato per vinto e aveva continuato le sue ricerche attraverso documenti di oltre un secolo fa, fino ad arrivare ad individuare il punto esatto in cui si trovava l’impianto, riuscendo a trovare i vecchi basamenti, inglobati tra le recinzioni di due case. Ora, come si augura “il cacciatore di tesori”, bisogna solo escogitare il modo di proteggerla e valorizzarla.