Acciaio, rame, alluminio, legno, semiconduttori, materie plastiche: da alcuni mesi il manifatturiero padovano, così come nel resto d’Italia, sta facendo i conti con gravi difficoltà di approvvigionamento e con l’aumento dei prezzi di materie prime e componentistica. Aumenti che toccano punte del 60% per il ferro, dal 30 al 50% per la lamiera di acciaio inossidabile, del 10% per plastiche e componenti elettrici.
Un problema che riguarda tutti i comparti, meccanica ed edilizia su tutti, a cui si è aggiunta la recente crisi della nave portacontainer incagliatasi nel Canale di Suez, che ha provocato ulteriori rallentamenti nell’interscambio con l’Oriente. La provincia di Padova dipende infatti direttamente da merci provenienti dall’Asia per circa il 22% del totale (1,3 miliardi di euro), ma una buona parte delle merci fornite dalla Germania (22%) arrivano in ogni caso da Paesi asiatici. Almeno un terzo delle merci che arrivano nel padovano sono dunque legate, direttamente o indirettamente, all’Asia, con la gran parte di esse che viaggiano via nave.
“Mancano prodotti perché, dopo la pandemia, Stati Uniti e Cina hanno ripreso a marciare velocemente e tengono per sé le materie prime – spiega Giovanni Salvalaggio, direttore generale di Sarp, azienda produttrice di macchinari per la produzione di pasta, e vice-presidente di CNA Padova -. Il problema è grave soprattutto per artigiani e piccole imprese, che avevano avuto gli ordini bloccati in periodo Covid ed erano in attesa di tempi migliori. CNA vuole farsi portavoce di queste difficoltà: stiamo lavorando di concerto con i vertici regionali e nazionali perché portino al Governo la voce delle imprese penalizzate da questa situazione. Bisogna intervenire subito, ed è soprattutto l’Europa a doverlo fare”.
A causa della carenza di materie prime, un primo problema è quello di rispettare i tempi di consegna. I tempi delle forniture si sono infatti molto allungati per la scarsa reperibilità dei materiali e il rischio è quello di vedere un rallentamento – o nella peggiore delle ipotesi anche un fermo – della produzione. La scarsità di materie prime comporta l’aumento dei loro prezzi, e questo fattore si ripercuote sui prodotti finali. Il tutto si inserisce in un contesto in cui – a causa delle limitazioni anti-Covid – spostamenti e trasporti sono già fortemente condizionati.
“Il problema del Canale di Suez è solo la punta dell’iceberg: sono già almeno 3 mesi che soffriamo questa scarsità di materie prime – commenta Sante Ruben Venturato, titolare di Vemec, azienda produttrice di impianti in acciaio inox e membro della presidenza di CNA Padova -. Oggi come oggi le aziende non riescono più a fare magazzino, le scorte sono minime, si è obbligati ad approvvigionarsi di mese in mese. Un tempo si facevano accordi con i fornitori a prezzi bloccati anche per 6 mesi, ora è pura utopia. Il margine imprenditoriale sta arrivando al limite, ma la cosa che pesa di più è non riuscire a completare la produzione per soddisfare gli ordini”.