Continua l’allarme per il rincaro delle materie prime e anche le imprese artigiane trevigiane ne stanno subendo le durissime conseguenze che mettono a rischio la già fragile ripresa. Tra i più colpiti, l’edilizia, ma anche legno e arredo, metallurgia, prodotti in metallo, gomma e materie plastiche, autoveicoli. Comparti che nella Marca Trevigiana coinvolgono quasi 9.500 imprese con quasi 28 mila addetti.
“Stimiamo un impatto potenziale di due miliardi di euro in Veneto, quasi 400 milioni per la nostra provincia di maggiori costi – dice Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana -. Il nostro ufficio studi ha rilevato che ad aprile 2021 gli aumenti dei prezzi delle materie prime non energetiche sono stati del 33,4% rispetto a un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al + 24% rispetto allo stesso mese del 2020″.
Numerosi fattori stanno sostenendo la crescita dei prezzi delle materie prime, in primis la ripresa della produzione mondiale. In parallelo, le catene produttive globali non sono riuscite a riorganizzarsi dopo il Covid-19 e l’offerta ridotta si intreccia con difficoltà nella logistica delle merci.
“Uno scenario che ci preoccupa e che rischia di spegnere i primi segnali congiunturali positivi continua Sartor -. Quanto dureranno queste fiammate di prezzi e quanto incideranno sull’aumento dell’inflazione non è prevedibile oggi. È invece facile prevedere un aumento al consumatore dei prezzi dei beni di più largo consumo a partire dal prossimo autunno”.
La doccia fredda delle materie prime è arrivata proprio nel momento di iniziale ripresa delle attese sugli ordini, che a maggio sono in territorio positivo per tutti i settori e in marcata crescita rispetto ad aprile. “Confartigianato ha sottoposto al Governo in particolare i problemi dell’edilizia – conclude Sartor -. L’aumento senza precedenti dei costi delle materie per il settore con la conseguente difficoltà di approvvigionamento, rischia di bloccare tanti cantieri avviati con il Superbonus del 110%, con gravi ripercussioni economiche, sociali e sull’attuazione del Pnrr”.