Domani, a Mestre, i presidenti degli industriali di Veneto e Friuli Venezia Giulia, Enrico Carraro e Giuseppe Bono si inizieranno a confrontare su un dossier chiamato «cantiere di lavoro», concepito con lo scopo di “superare i confini amministrativi regionali per connettere in modo più efficiente le realtà produttive che già adesso operano con filiere interdipendenti e integrate”. In parole semplici una fusione delle due realtà.
“L’area vasta del Nord Est – afferma una nota congiunta – è un territorio particolarmente omogeneo all’interno del quale attuare la sperimentazione di forme sovra-territoriali del sistema della rappresentanza, per la definizione di linee di condotta comuni e lo scambio di eccellenze e linee di indirizzo condivise, sulle politiche industriali”.
La Confindustria Nord Est, come potrebbe chiamarsi questa realtà, sarà la somma delle Confindustrie delle due regioni più orientali della Pianura Padana, cosa che non escluderà una futura unione con altre organizzazioni confinanti. A questa Confindustria sovraregionale, il Veneto contribuirà con 11 mila imprese, circa quattro volte il numero degli iscritti friulani.
Resta però il nodo dei recenti fenomeni di aggregazione, tuttora in corso, fra diverse associazioni provinciali del sistema confindustriale. In Veneto, Assindustria Venetocentro, che ha riunito le associazioni di Padova e Treviso e ha in programma un’ulteriore fusione con Venezia, alla quale in precedenza era già stata annessa Rovigo. Belluno potrebbe avvicinarsi alla nuova realtà, rimarrebbero quindi fuori soltanto Vicenza, che però ha condiviso a lungo diverso servizi con Treviso, e Verona, territorio industrialmente più simile alle province lombarde vicine.
In Friuli Venezia Giulia si osserva invece la peculiare fusione fra Pordenone e le estreme Gorizia e Trieste, con Udine perciò chiusa fra le tre, e non sembra un caso che ad avere riserve sul piano di Carraro e Bono sia proprio la presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli: “Ritengo necessario procedere prima con l’unione regionale e poi con unioni extraregionali, per non creare confusione e problematiche di governance non condivise sufficientemente con la base associativa”. Anche perché, aggiunge, le aggregazioni fra regioni “a oggi non sono previste dalla legge Pesenti, che governa i nostri statuti, e anche se sono convinta che tutto ciò che unisce vada valutato positivamente, è necessario che il percorso sia coerente e lineare”.
Anche in Veneto ci sono pareri contrari a questa fusione, tanto da arrivare a dire che l’ingresso del Friuli Venezia Giulia serva ad evitare che la realtà regionale finisca per diventare un semplice contenitore di aree territoriali sempre più integrate fra loro.
Sostegno arriva invece da Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia, che giudica il disegno extraregionale “un progetto interessante. Aspetto mercoledì per conoscerne i contenuti – aggiunge – ma mi pare un’ottima idea”. Il senso di un’organizzazione unica tra le due regioni potrebbe contribuire a ottimizzare la gestione di infrastrutture, porti e aeroporti, permettere di condividere strategie più ampie e conoscenze per proporre nuovi modelli di sviluppo.