Non c’è pace tra le dolci colline del Prosecco, dove il Consorzio Docg è in guerra ormai da oltre un anno, in un tutti-contro-tutti rovinoso che ha messo i piccoli produttori contro i colossi dell’imbottigliamento e quelli della collina contro quelli della pianura, in un crescendo di livori personali che hanno di fatto spaccato la compagine dei soci, i quali, ieri mattina, riuniti in l’assemblea, via web, per eleggere il nuovo consiglio di amministrazione, non sono stati in grado di farlo e hanno preferito rinviare tutto a data da destinarsi, con minacce incrociate di azioni legali.
Alla fine, “l’assemblea ha deciso di rinviare al Ministero la decisione finale sul numero di seggi. Io farò in modo che i soci possano votare il più presto possibile, nel rispetto delle leggi. Ricordo comunque che su altre decisioni siamo uniti: abbiamo infatti votato quasi all’unanimità il blocco degli impianti per tre anni e la nuova gestione per gli stoccaggi”, ha commentato a caldo il presidente uscente, Innocente Nardi.
La tensione è stata altissima, “un’assemblea furiosa”, com’è stata definita da alcuni partecipanti. Il motivo del contendere è sempre lo stesso: il numero delle poltrone, che i cosiddetti “ribelli” cappeggiati da Lodovico Giustiniani, vorrebbero in numero inferiore per i vinificatori delle cantine sociali, a favore dei viticoltori e imbottigliatori. Ovviamente per le cantine di Vittorio Veneto e Conegliano, dei Colli di Soligo e dei Produttori di Valdobbiadene, la proposta è irricevibile, perché sanno di rappresentare 1600 viticoltori sui 1752 del Consorzio e di valere il 60% della produzione totale di uva e, pertanto chiedono che gli equilibri rimangano invariati.
Sull’altro fronte, i “ribelli di Giustiniani” si ritengono i rappresentanti della “viticoltura eroica”, cioè di quello sforzo appunto “eroico” per le condizioni ambientali estreme, per clima e pendenza in cui viene praticata e che tra i vari obiettivi si pongono anche quello di cancellare la dicitura “Prosecco” dalle etichette delle bottiglie.
L’assessore al Turismo e all’Agricoltura, Federico Caner, ha fatto sapere che, “prima arriviamo ad una soluzione, meglio è”, suggerendo inoltre un confronto aperto e franco fra le parti, magari nelle sedi opportune e “non certamente sugli organi di stampa”.
Armando Serena di Assindustria Venetocentro ha dichiarato: “Non vedo come un’ulteriore dilazione possa portare a superare gli attuali intralci e non ad amplificarli. Tutto questo non giova ad un territorio unico al mondo, per il quale ci siamo sempre impegnati in modo convinto”.
Cinzia Sommariva, schierata con Giustiniani, ha fatto sapere di ritenere “inaccettabile un ulteriore rinvio e chi l’ha voluto se ne assumerà le proprie responsabilità”.
Schierati sulla stessa linea Giustiniani e Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Confagricoltura Treviso, che hanno commentato: “Una scelta sconfortante di cui prendiamo atto, ma che non condividiamo e, come noi le altre associazioni di categoria”.