Ieri, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, come di consueto, ha presentato in conferenza stampa il nuovo Dpcm che va a sostituire il precedente e riguarderà in particolare, i comportamenti da tenere durante le festività natalizie.
La priorità del premier è quella di evitare una terza ondata a gennaio che potrebbe essere violenta, ma escludendo un nuovo lockdown generalizzato. “Niente divisioni, è il momento di agire uniti'”, dice presentando le misure, che non piacciono però a tanti presidenti di regione, in particolar modo le limitazioni agli spostamenti tra il 21 dicembre e il 6 gennaio.
Il governo blinda il Natale e impone il divieto di spostamento anche tra i Comuni per il 25 dicembre, Santo Stefano e Capodanno. “Abbiamo evitato il lockdown generalizzato – sintetizza il premier Conte spiegando il provvedimento – ma ora non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo scongiurare una terza ondata che potrebbe arrivare già a gennaio e non essere meno violenta della prima”.
Qualche deroga sarà però concessa, anche alla luce del parere del Comitato tecnico scientifico secondo il quale, proprio in considerazione della differenza di dimensioni tra città metropolitane e comuni minori, vanno comunque garantiti per le realtà più piccole gli spostamenti “per situazioni di necessità e per la fruizione dei servizi necessari”, a partire dal non lasciare gli anziani da soli.
Lo stesso Conte conferma che tra i motivi che rientrano nello “stato di necessità” c’è l’assistenza alle persona non autosufficienti, così come sarà possibile sempre rientrare non solo alla propria residenza ma anche nel luogo “dove si abita con continuità”, una formula per consentire il ricongiungimento delle coppie conviventi. Prevale dunque la linea dei rigoristi nel giorno in cui l’Italia registra purtroppo il record di vittime per Covid dall’inizio della pandemia, 993 in 24 ore.
Il Dpcm sarà valido da oggi, 4 dicembre, fino al 15 gennaio, tra le misure:
- Restano chiusi i centri commerciali nei fine settimana e nei festivi;
- Ristoranti chiusi la sera, niente sci fino al 7 gennaio;
- Chi va all’estero dovrà rimanere due settimane in quarantena, chi decide di passare l’ultimo dell’anno in albergo dovrà cenere in camera;
- Non ci si potrà muovere dal proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno (giorno in cui anzi il coprifuoco sarà posticipato dalle 5 alle 7). Unica concessione, l’apertura dei ristoranti a pranzo il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, anche se il divieto di muoversi sarà comunque un ostacolo.
“C’è stupore e rammarico per il mancato confronto”, attaccano le Regioni sottolineando che il metodo utilizzato dal governo “contrasta con lo spirito di legale collaborazione” tra istituzioni e impedisce di arrivare a “soluzioni più idonee per contemperare le misure di contenimento e il contesto di relazioni familiari e sociali tipiche” del Natale.
Posizione condivisa anche da Matteo Salvini: “Il governo non conosce l’Italia e i suoi ottomila comuni e divide le famiglie – accusa il leader leghista -. Un conto è abitare a Milano o Roma, un altro è essere residente dei 5.495 comuni che hanno meno di 5mila abitanti e che spesso hanno figli e genitori, nonni e nipoti, divisi da una manciata di chilometri”.
Ai governatori risponde Boccia ribandendo che coprifuoco e limitazione alla mobilità sono punti “inamovibili”: è “incomprensibile – afferma il ministro – “il loro stupore. Le norme sono state discusse in due riunioni durate 7 ore”. Una crepa si apre però anche nel governo. Le ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti avrebbero chiesto che il verbale del Cdm registri la loro netta contrarietà alla misura e 25 senatori del Pd, molti vicini all’ex leader Matteo Renzi, chiedono di modificare la norma rendendo possibili i ricongiungimenti familiari a Natale.
A cercare di riportare la pace è il segretario del Pd Nicola Zingaretti che diche “rifletta chi non capisce quanto è importante tenera alta l’attenzione con regole rigorose”. Una sponda a Conte che arriva anche dai sindaci, con il presidente dell’Anci Antonio Decaro che invita il governo a “non dare segnali di allentamento”.
Non c’è stato al momento scontro, invece, sul ritorno a scuola dei ragazzi delle superiori dopo le feste, con il premier che non ha escluso la possibilità di turni pomeridiani anche se la decisione sarà lasciata alle realtà territoriali. Dal 7 gennaio saranno in presenza al 75% e nel frattempo partirà un tavolo con i prefetti per affrontare il problema irrisolto da settembre, quello dei trasporti.
L.M.