Pare proprio che il premier Giuseppe Conte non abbia preso bene la determinazione dell’Austria ad aprire gli impianti di sci e, da fonti diplomatiche, trapela addirittura la possibilità che il primo ministro italiano decida di chiudere in uscita il confine del Brennero, se non riuscirà a convincere il cancelliere Sebastian Kurz a ripensarci.
E così nelle aule romane il malumore cresce e ci si indigna se gli italiani decideranno di andare a sciare in Austria, quando i nostri imprenditori della montagna avevano proposto piani per sciare in sicurezza sulle nostre montagne. Quello che anche Zaia aveva chiesto, era un accordo sullo scii condiviso, perché non tutti i paesi o le regioni d’Oltralpe hanno deciso di aprire, allora serve una linea chiara che arrivi da Bruxelles.
Si potrebbero davvero mettere a rischio il trattato di Schengen e le relazioni bilaterali con l’Austria (che a dire il vero non sono state così facili negli ultimi anni)? In una telefonata con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, Conte ha cercato la sponda di Bruxelles. E l’ha ottenuta: “Un’armonizzazione delle misure restrittive è la soluzione migliore”, ha detto la presidente, garantendo il sostegno della Commissione alla mediazione che stanno conducendo Roma, Parigi e Berlino, ma regole europee sono escluse, al massimo raccomandazioni.
Così Conte, assieme ai ministri Roberto Speranza (Salute), Luigi Di Maio (Esteri) ed Enzo Amendola (Europa) – che stanno sentendo uno ad uno i propri omologhi di Francia, Germania, Slovenia, Repubblica Ceca, Spagna (per i Pirenei), Austria e perfino della Svizzera, anche se fuori dalla Ue. L’interlocuzione ha funzionato: anche Germania e Francia vietano lo sci. Ma non basta, mancano all’appello i Paesi alpini. L’obiettivo – visto che non può essere Bruxelles a decretare la chiusura degli impianti da sci – è, appunto, un’armonizzazione delle misure con lo stop della stagione sciistica fino al 10 gennaio.
A quanto pare nessuno in Italia crede che il protocollo presentato dalle Regioni possa funzionare e quindi per evitare gli errori dell’estate e un possibile terza ondata si è ormai decisi a chiudere tutto.
E quindi restiamo in attesa del nuovo Dpcm, dato che l’attuale è in scadenza il 4 dicembre e attendiamo di conoscere che tipo di Natele potremo avere, ma di fare festa in pochi avranno voglia.