Dopo un lungo vertice notturno, durante il fine settimana, tra i ministri Gualtieri (economia) e De Micheli (infrastrutture), il Premier è tornato a parlare di revoca della concessione, nel caso in cui Atlantia non si impegni a dare risposte che permettano di portare avanti il piano concordato lo scorso luglio, quando i due amministratori delegati, Bertazzo di Atlantia e Tomasi di Aspi, si erano impegnati a determinare la procedura di cambio di controllo del gestore, concordando che sarebbe stata Cassa Depositi e Prestiti ad entrare nel capitale, con un aumento riservato al 33% della quota e con la vendita di un 22% a “investitori graditi”.
Nel frattempo, dato che tutto si è arenato sul discorso della manleva, che i Benetton non vogliono concedere, l’esecutivo sta comunque lavorando ad un’ulteriore proposta di mediazione, attraverso l’offerta di una garanzia per il futuro acquirente di Aspi, per sollevarlo da eventuali responsabilità civili sui danni indiretti, derivanti dal crollo del Ponte Morandi di Genova, a tutt’oggi impossibili da calcolare.
Probabilmente è stata fatta una grande confusione, sovrapponendo diversi piani, generando un vero e proprio ginepraio, a tal punto che dopo due anni e un mese di trattative, sembra sempre di essere fermi allo stesso punto. Ora comunque rimangono solo due giorni all’aut-aut posto da Giuseppe Conte e per venerdì 2 ottobre, in un Consiglio dei Ministri già calendarizzato, il Governo deciderà per la revoca della concessione.