Passato il comprensibile giubilo nel veder tornare a casa i pescatori di Mazara del Vallo, dopo una prigionia di quasi quattro mesi, bisogna provare a capire come si sia arrivati a tale liberazione.
Sorvolando, per un momento, sul messaggio con tanto di “bacioni” inviato ai giornalisti dal portavoce del nostro premier, Rocco Casalino; voglioso, evidentemente, di farsi bello agli occhi dei più con lo screenshot della geolocalizzazione in Libia (mettendo poi la classica toppa peggiore del buco, in seguito alla polemica che ne è scaturita). A riprova che anche lui faceva parte del mesto teatrino che ha visto capo del governo e ministro degli esteri di una delle potenze industriali e militari mondiali, recarsi di persona a rendere omaggio (sic) ad un arrogante sequestratore, leader di uno stato non riconosciuto e che ci ha trattato a pesci in faccia. C’est l’Italie.
Conoscendo l’abituale uso di casa nostra nel riempire di denari chiunque sequestri gli italiani in giro per il mondo, sarà il caso di capire cosa abbiamo messo sul tavolo, questa volta, per ottenere il rientro in patria degli sventurati ed incolpevoli pescatori.
Tra le contropartite, si segnalano da diverse fonti in queste ore un ulteriore ammorbidimento nei confronti di Haftar, a discapito di quello che dovrebbe essere il nostro alleato, al-Serraj. L’Italia sarebbe pronta a riaprire il proprio consolato a Bengasi, agevolando le procedure d’ingresso nel nostro paese per cittadini libici che vi si rechino per motivi di studio o lavoro. Ancora, l’Italia dovrebbe essere parte attiva nella ricostruzione di alcune infrastrutture della Cirenaica, a quali condizioni, giunti a questo punto, non ci è dato saperlo.
Più gravi, le conseguenze sul versante dei “calciatori” e sul diritto di navigazione nelle acque internazionali. Per i primi, oramai famosi e detenuti nelle nostre carceri a seguito di condanne gravissime per omicidio e sfruttamento dell’immigrazione clandestina, Conte avrebbe assicurato ad Haftar di fare tutto il possibile per scongiurare la conferma delle sentenze.
Per evitare che invece si ripetano incidenti simili a quello che ha coinvolto i pescatori, sembra che Conte abbia assicurato che d’ora in avanti sarà fatto il possibile affinché non vi siano più “sconfinamenti” nelle acque che i libici, arbitrariamente e in spregio ad ogni convenzione o regolamento internazionale, hanno deciso di intestarsi.
Notizie che sarà assai difficile veder confermare, da chi oggi si gioca la carta del grande diplomatico. Ma di cui verificheremo la veridicità nelle prossime settimane. Sperando di non assistere a nuove umiliazioni per il nostro amato Paese, sempre più zimbello del Mediterraneo.
Federico Kapnist