Da giorni il Veneto detiene il record di tamponi positivi, morti per Covid e ricoveri in terapia intensiva, eppure, nonostante tutto, la Regione resta silenziosamente in “zona gialla”, plus, se vogliamo aggiungere il termine usato dal presidente Zaia per sottolineare che comunque lo stato di allerta resta alto.
Secondo i dati a disposizione dell’Istituto superiore della Sanità a quanto pare il contagio è ancora sotto controllo, ma non a tutti questi numeri tornano. Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia Spaziale italiana e professore di Fisica sperimentale all’Università di Trento, intervistato dal Corriere del Veneto, non nasconde le sue perplessità su questi dati altalenanti, in particolar modo dopo aver studiato le curve del contagio in varie zone d’Italia.
“Il Veneto assieme alle Marche e al Trentino presenta un andamento della pandemia del quale è impossibile trovare una spiegazione logica“, dice il professore. Battiston si riferisce al numero delle persone infette: “Fino a pochi mesi fa in Veneto i contagi seguivano un andamento regolare, poi questa regolarità si è interrotta con i numeri di contagi che scendevano per poi salire drasticamente 24 ore dopo”.
Un andamento che non può essere solo spiegato dall’elevato numero di tamponi, ma che dimostra dei “cambiamenti nella modalità di tracciamento e della raccolta dati, forse banalmente gli aggiornamenti vengono rilasciati con scarsa continuità permettendo che aumentino i numeri relativi ai guariti. Ma in questo modo è impossibile elaborare dei modelli che consentano di prevedere quando i contagi cominceranno a calare. E soprattutto fa emergere dei dubbi sull’opportunità che il Veneto rientri nei parametri della zona gialla“.
Secondo il professore il Veneto a questo punto doveva già essere dichiarato zona rossa, “lo dice anche il presidente Luca Zaia: così non si può andare avanti”, dice Battiston che precisa che “non credo ci sia stata una manipolazione dei dati, ma qualcosa non sta funzionando, almeno nella raccolta dei numeri della pandemia”.
“Il Veneto ha il 35% di occupazione delle terapie intensive, gli ospedali hanno raggiunto il limite di saturazione e quotidianamente si registra un altissimo numero di nuovi contagi e vittime – dice Battiston -. Eppure l’Rt, il valore che indica la contagiosità, per lungo tempo è rimasto inferiore a 1. Mi chiedo come questa stima sia compatibile con la reale diffusione del virus”.
Secondo il professore la strada da seguire per scongiurare il peggio è solo una: “L’andamento del contagio nelle altre regioni dimostra che le restrizioni più severe fermano la diffusione del virus. A questo punto servono interventi anche in Veneto, prima che sia troppo tardi”.
Una linea rigorista condivisa da molti, fra i quali il ministro della Salute Speranza e il ministro Boccia, alla quale pian piano, ma inesorabilmente, si sta conformando anche Luca Zaia, che adesso mette in discussione anche la permanenza della regione in zona gialla, da sempre protetta a spada tratta.