Con il Recovery Fund e altri piani di intervento, l’Europa si appresta a mettere in campo milioni per fronteggiare la difficile situazione economico-sociale che l’Italia, come il resto del mondo, sta vivendo a causa della pandemia da Coronavirus. Sarà un’iniezione di liquidità pari soltanto a quella registrata nel dopoguerra, e ovviamente in molti saranno interessati a questi finanziamenti.
Non ci è voluto molto che il quotidiano tedesco conservatore Die Welt pubblicasse un articolo in cui diceva che in Italia la mafia non aspettava altro che i soldi che l’Unione Europea avrebbe erogato per l’emergenza Coronavirus e in risposta si sono sollevate aspre critiche da parte dei politici italiani, colpevoli forse di essere miopi di fronte ad una possibilità che era tutt’altro che remota.
Pochi giorni dopo infatti i magistrati Francesco Greco e Giovanni Melillo hanno messo in guardia il Governo, che nel Decreto Credito non avrebbe previsto adeguati strumenti di controllo del rischio di finanziamento privato (ma con garanzie pubbliche) delle mafie e delle loro imprese.
L’emergenza Coronavirus rappresenta per le mafie un’inattesa occasione per fare guadagni e il pericolo di infiltrazione mafiosa nella gestione emergenziale delle risorse pubbliche e dell’elargizione di aiuti economici ai privati è concreta, ma ciò non vuol dire che non si possa fare niente.
L’infiltrazione mafiosa nel tessuto produttivo del Veneto è ormai cosa nota: basti pensare che dal 7 marzo al 7 maggio nella nostra Regione sono nate 2.700 imprese. Lo stesso numero del 2019, e questo potrebbe far pensare ad un buon dato, in realtà come spiega il generale Giovanni Mainolfi, comandante della Guardia di Finanza del Veneto, in queste nuove 2.700 imprese ci sono ai vertici almeno 900 persone con precedenti per mafia, usura e frode fiscale.
Numeri che dovrebbero far preoccupare, anche perché il meccanismo è noto: in momenti di crisi, con grandi difficoltà economiche e di liquidità, chi ha disponibilità di denaro può entrare nel mondo economico, comprando realtà già avviate, o creandone di nuove e quindi la crisi economica dovuta al Coronavirus permette alle organizzazioni mafiose di avere più possibilità e pure di entrare nel mercato produttivo delle regioni del Nord.
Anche perché queste situazioni non sono nuove, ma rappresentano un stortura del sistema: solo per fare un esempio, per riciclaggio di soldi il Veneto è al quarto posto tra le regioni in Italia. Secondo la Dia, (Direzione Investigativa Antimafia) nel 2019, infatti, sono state segnalate 8.788 operazioni di riciclaggio. Davanti a noi ci sono solo Lombardia (20.934), Campania (12.929) e Lazio (10.567).
Adesso con la pandemia da Coronavirus, l’attenzione deve per forza di cose essere ancora più alta perché le situazioni di emergenza che stiamo vivendo sono occasioni per le organizzazioni mafiose per infiltrarsi nelle aziende e nel territorio sfruttando le procedure semplificate per i loro traffici.
L.M.