Il bilancio 2020 della Caritas conferma le difficoltà emerse durante la pandemia: la povertà a Treviso è raddoppiata in soli 12 mesi. A pagare maggiormente la crisi sono i lavoratori con contratti atipici nel settore del turismo e della ristorazione, e adesso la situazione si fa ancora più complessa con la fine del blocco dei licenziamenti.
Nell’anno del Covid, gli aiuti per coloro che hanno bisogno di sostegno economico o materiale sono aumentati (dagli affitti ai beni alimentari). Sono i «nuovi poveri», quelli che durante la pandemia hanno perso il lavoro e hanno visto crollare il loro reddito familiare, esono stati costretti a rivolgersi all’ente diocesano per non finire in mezzo ad una strada.
I profili sono diversi e appartenenti a tutti i settori penalizzati dalle restrizioni, ma il 2020 è stato un anno complicato anche per la Caritas: 210 persone si sono per la prima volta rivolte ai servizi, aumentando l’impegno della Diocesi. Ad esempio per sanare gli affitti non pagati di diverse famiglie, in un mese e mezzo la Caritas ha erogato 20 mila euro, la solidarietà alimentare è passata da 31 a 65 mila euro, i contributi finanziari da 16 a 36 mila euro.
La cosa positiva è che sono cresciute anche le donazioni, e i trevigiani hanno dimostrato di tenere alla propria città, donando oltre 700 mila euro fra offerte economiche e beni materiali. La Diocesi di Treviso ha inoltre attivato due percorsi di microcredito e sostegno al reddito per imprenditori e famiglie e sono già una quarantina le domande.