Ieri, nel corso dell’appuntamento alla Protezione Civile a Marghera, il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, affiancato dagli assessori Manuela Lanzarin (Sanità), Gianpaolo Bottacin (Protezione Civile), dal coordinatore del settore emergenza-urgenza, Paolo Rosi, e dal tecnico di Azienda Zero Paolo Fattori, ha presentato il nuovo Piano di Sanità Pubblica: cinque fasi in crescendo di gravità, ad ognuna delle quali corrisponde una diversa organizzazione ospedaliera.
Tra i punti più importanti del piano: aumento a circa mille dei posti letto nelle terapie intensive, possibile riattivazione dei Covid-Hospital e degli ospedali a suo tempo dismessi e riattivati nella fase più acuta del virus nel marzo scorso, incentivazione dell’utilizzo dei test rapidi per la diagnostica, creazione in ogni Ullss di un punto-tamponi operativo H24, programmazione di posti letto per pazienti non Covid tarata sulle diverse fasi in cui potrebbe evolvere la situazione e implementazione, con l’aumento dei pazienti possibili donatori, della raccolta del plasma.
“Questo Piano, non solo definisce un’organizzazione sanitaria e ospedaliera modulare sulla base di parametri certi, chiari e scientificamente fondati – ha detto Zaia – ma ha anche il pregio di sgomberare il campo da una certa confusione comunicativa, che mette in crisi la gente, perché fondata sulla diffusione di numeri fini a sé stessi spesso avulsi dal contesto, e sulla divulgazione di opinioni personali, legittime sì, ma pur sempre solo opinioni”.
Il governatore sottolinea: “Noi ci affidiamo ai dati scientifici e su questi abbiamo fondato la nuova programmazione per fronteggiare il Covid-19 nel periodo autunnale. L’obiettivo principale è evitare che gli ospedali si riempiano di pazienti Covid fino a rendere impossibile l’erogazione delle cure per gli altri malati, tracciare i contatti con la massima accuratezza possibile, preparare una rete ospedaliera elastica da attivare a seconda della situazione, rafforzare l’assistenza domiciliare a chi non necessita di ricovero, proseguire nella strategia degli isolamenti dei positivi asintomatici, di quelli non gravi e dei contatti a rischio. Ma serve l’apporto di tutti, per cui rinnovo con forza l’appello ai veneti perché usino sempre le mascherine, pratichino la disinfezione frequente della mani e rispettino la distanza sociale e le altre norme comportamentali di prevenzione“.
Il nuovo Piano individua cinque indicatori di rischio (verde, azzurro, giallo, arancione e rosso) individuati sul numero di posti letto Covid occupati in terapia intensiva e sulla relativa necessità di garantire posti letto sufficienti per l’erogazione di tutti gli altri servizi ospedalieri (le prestazioni ospedaliere erogate annualmente in Veneto sono circa 80 milioni). La fase verde si identifica con una situazione che veda occupati da 0 a 50 posti letto Covid e prevede l’utilizzo di posti letto isolati in ospedali hub & spoke; viene preservata l’attività ordinaria in modo diffuso in ogni ospedale; non viene sospesa alcuna attività, salvo un eventuale ritardo nelle prestazioni programmate.
La fase azzurra – quella in cui si trova oggi il Veneto con 61 ricoverati in terapia intensiva – si ha quando i posti letto di terapia intensiva Covid occupati sono da 51 a 150. In questo caso, si prevede l’attivazione di posti letto aggiuntivi negli ospedali hub & spoke e l’attivazione parziale di posti di terapia intensiva del Centro Regionale Urgenza Emergenza; si preserva l’attività ordinaria negli ospedali hub & spoke; si riorganizza l’attività ordinaria con eventuale sospensione (o ritardo) dell’attività programmata.
La fase gialla scatta da 151 a 250 posti letto di terapia intensiva occupati e prevede l’attivazione dei Covid-Hospital; quella progressiva dei posti di terapia intensiva del Centro Regionale Emergenza Urgenza e quella di posti aggiuntivi ordinari e subintensivi. Viene preservata l’attività ordinaria negli ospedali hub & spoke e l’attività ordinaria e di emergenza negli hub. È prevista una riduzione dell’attività ordinaria nei Covid hospital con trasferimento delle attività d’urgenza.
La fase arancione da 251 a 400 e la fase rossa da 400 posti in cui si sospende l’attività ordinaria nei Covid hospital sono le più gravi, alla quale speriamo di non dover mai arrivare.